Subito sono emerse situazioni che mettevano in dubbio la stessa esistenza della società americana, attraverso la quale il professionista elpidiense aveva gestito nel tempo gli affari più sostanziosi, risultata infatti non censita all’anagrafe delle società statunitensi e presso la quale, alla fine degli accertamenti, si è scoperto non esservi mai stato depositato alcun documento o comunicazione obbligatoria relativa alla costituzione, registrazione ed attribuzione del numero di identificazione fiscale, per arrivare, infine, anche a rilevare la totale inesistenza, presso il Fisco statunitense, di qualsivoglia dichiarazione dei redditi.
L’excursus professionale del team ciclistico ricostruito dai militari ha oltremodo permesso di dimostrare che l’imprenditore, attraverso più società, ora peraltro in fallimento, aveva sempre svolto senza soluzione di continuità le proprie attività nella sola Italia, come testimoniato, ad esempio dai numerosi controlli che, nel coinvolgere anche tutte le società sponsorizzatrici degli eventi sportivi, hanno fatto emergere una consistente evasione, tentata anche attraverso il ricorso a conti correnti accesi presso Istituti elvetici ma che, alla fine, ha anch’essa contribuito a comprovare in via definitiva il ruolo e la gestione in ambito esclusivamente nazionale dell’impresa “fantasma” in territorio estero.
Anche i rapporti economici intervenuti in due anni tra la medesima società “fantasma” ed un’altra dello stesso gruppo avente sede in Civitanova Marche (MC), amministrata anch’essa dallo stesso imprenditore, hanno confermato l’ipotesi investigativa, permettendo di scoprire, nel sol caso, un’evasione fiscale per ben 5,3 milioni di euro.
Le attività ispettive si sono concluse attraverso la segnalazione agli Uffici Finanziari, per il recupero a tassazione, di materia imponibile per complessivi 11.230.000 euro, una base che sarà considerata ulteriormente per l’assoggettamento a tassazione ai fini dell’Imposta sul Reddito delle Attività Produttive (I.R.A.P.); rilevanti anche le violazioni all’I.V.A., quantificate dai militari in 4,5 milioni di euro.
Le accertate condotte dell’imprenditore hanno avuto infine riflessi anche in ambito penale.