Così amano raccontare i sancataldesi. A 16 anni il giovane Peppino sbarca in Usa e costruisce la sua fortuna. «In America è tutta un’altra cosa» dirà poi. Nei primi anni del Duemila torna in Italia, con alle spalle l’esperienza americana e un nuovo nome: Joseph Cala.
«Residences on the sea, where land ends and life begins. Abitazioni sul mare, dove la terra finisce e la vita comincia». Così campeggia sull’home page del sito della Cala Corporation, una società che fa costruzioni sotto il mare e quotata al Nasdaq (ma sembra solo nel terzo livello).
Ma Joseph deve avere anche una passione per gli idiomi: «Parlo quattordici lingue. Incluso il giapponese» dichiara. E per il calcio.
E’ l’otto settembre 2010: «Il mio gruppo ha ricevuto 300 millioni di dollari dal governo Federale Americano è dallo Stato di Alabama. Comunque, io pensavo che aspettavate alle mie informazione bancharie. Il bond (bot) di $300 millioni posso usarlo per la costruzione dello stadio di Filadelfia. Fammi sapere se hai bisogno piu informazioni finanziarie. Many thanks, Joseph».
E’ questo il contenuto di una mail di Joseph Cala destinata ad un giornalista de La Stampa, Gianluca Oddeino. Cala si fa avanti per l’acquisto del Torino. Poi però subentrano alcune“divergenze di vedute” con la dirigenza granata. «Cairo non ha nessuna intenzione di vendere la società» dice Cala. «Vendere a chi? Ai Tacopina, ai Calà? Cerchiamo di essere seri, il Toro non è il gioco del Monopoli», risponde il presidente Urbano Cairo.
E tutto finisce. Ma Cala non si perde d’animo e vira verso sud. Destinazione Salerno. Casa e bottega, visto che l’imprenditore abita a Mondragone. E bussa così alla porta della Salernitana di Antonio Lombardi. Anche a Salerno le cose non vanno per il meglio: nel giro di poco Cala diventa presidente del club granata: «Subito in serie B. In A fra pochi anni» sono i primi proclami dell’imprenditore italo-americano. Dopo undici giorni però salta tutto.
«Amo Salerno ed i salernitani – dichiara Cala - ma i tifosi hanno diritto alla trasparenza». E giù con accuse su giocatori pagati in nero e sul calcio italiano marcio. Lombardi invece più seraficamente ammette: «Da quando è giunto a Salerno non ha tirato di tasca un euro».
E dopo Salerno, Ascoli? Lo abbiamo sentito al telefono lunedì scorso. «No comment. Non ho avuto nessun contatto con la famiglia Benigni e la società bianconera. L’Ascoli è una buona squadra, ma al momento non sono interessato».
I contatti ci sono - titolano oggi alcuni quotidiani locali – Emissari bianconeri hanno incontrato l’imprenditore italo-americano. Di più al momento non si sa. Forse questione di privacy?
«In inglese la parola privacy – racconta Cala - vuol dire quando uno è dentro il bagno e sta facendo il suo business». Già perché in America è tutta un’altra cosa.