Le Marche, territorio fragile

Le Marche, territorio fragile

Per prevenire le ormai prevedibili alluvioni di domani serve un serio governo del territorio

Il carattere continuativo e consistente dei fenomeni è testimoniato dal totale complessivo di pioggia caduta nei due giorni, in parecchie località al di sopra dei 100 mm, addirittura superiore ai 200 mm nell'ascolano, il massimo a Montedinove con 242 mm, seguito dai 220 mm di Maltignano e dai 203 mm di Castel di Lama.
Dall'analisi della serie storica delle precipitazioni della località di Maltignano, disponibile dal 1951, risulta che i 181 mm di pioggia giornalieri registrati il primo marzo ne rappresentano il valore massimo e di gran lunga superiore agli altri picchi. Il totale di 180 mm rappresenta la precipitazione che di solito cade, in località di Maltignano, nell'intera stagione primaverile.
Questo aumento della violenza delle precipitazioni è uno dei fenomeni direttamente collegati ai cambiamenti climatici in atto a scala globale, ormai ampiamente documentati, con i quali dovremo sempre più spesso confrontarci nell’immediato futuro.
Servono per questo interventi nell’ordinario governo del territorio in grado di favorire il necessario adattamento a questi fenomeni oggi straordinari destinati a divenire sempre più ordinari.
L’alluvione di oggi si deve affrontare con provvedimenti d’urgenza e bene ha fatto il Governatore Spacca a chiedere subito al Governo un impegno non inferiore a quello già assicurato per l’alluvione del Veneto, ma per prevenire le ormai prevedibili alluvioni di domani serve un serio governo del territorio che nelle Marche è assente da troppo tempo. L’indispensabile Legge Regionale sul Governo del Territorio, necessaria per porre un freno all’aumento della cementificazione e del consumo del suolo, non è nell’agenda della Giunta regionale e di nessun gruppo politico presente nel Consiglio Regionale. L’adeguamento del Piano Paesaggistico procede a rilento con un procedimento più formale che sostanziale mancando la volontà politica per dare a questo fondamentale strumento di pianificazione del territorio regionale una efficace cogenza e potere sovraordinato agli strumenti urbanistici dei Comuni.
Pur avendo investito importati risorse economiche per definire un modello regionale di Rete Ecologica, non si prevede la sua necessaria completa integrazione nel nuovo Piano Paesaggistico regionale.
La Rete Ecologica potrebbe divenire quel grande progetto, che oggi manca nelle Marche, finalizzato proprio a ricucire le ferite inferte negli ultimi 50 anni al nostro territorio ricostruendo quella maglia d’infrastrutture verdi, siepi, boschetti, fossi, boschi ripariali, che continuano a scomparire cancellando lentamente il paesaggio marchigiano, vero patrimonio inimitabile da valorizzare se la nostra Regione vuole restare competitiva sul mercato internazionale del turismo. I protagonisti del risanamento del territorio dovranno essere proprio gli agricoltori, oggi duramente colpiti da questa nuova calamità (che per onestà sarebbe corretto non definire più “naturale”), attraverso un più efficace utilizzo delle risorse che l’Unione Europea mette a disposizione attraverso la PAC (Politica Agricola Comune). Le risorse economiche per risanare un territorio regionale fragile, che continuerà a franare alle prossime piogge, non mancano. Il problema è assicurare un loro corretto, efficace ed efficiente utilizzo.
E’ necessario per questo chiudere la stagione dei pagamenti diretti e delle indennità compensative calcolate solo in base alla superficie aziendale, che garantiscono solo le rendite fondiarie clientelari, per dare un giusto riconoscimento economico a quelle aziende agricole “attive” che faticosamente cercano di sopravvivere nelle aree più marginali della regione.
Serve per tutto questo la necessaria volontà politica nella Regione, nelle Province, nei Comuni per avviare un governo del territorio ecologicamente sostenibile  nei fatti e non solo a parole.
L’assenza di una attenta manutenzione del reticolo idrografico minore, l’assenza di una corretta lavorazione dei terreni,  la mancanza di regole nella costruzione di nuove aree commerciali e la diffusa speculazione legata anche a pratiche positive come lo sviluppo delle energie rinnovabili, stanno già in questo momento pianificando la prossima alluvione. Fermiamoli prima di dover piangere nuovi dolorosi lutti.

Franco Ferroni
Responsabile nazionale progetti conservazione biodiversità,
Politiche Agricole e Sviluppo Rurale del WWF Italia

                                                                                                    
 

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