Da Paese considerato stabile, questa importante regione del Mediterraneo è divenuta il simbolo del fallimento di un modello di sviluppo che ha permesso il radicamento di un regime oppressivo,autoritario e corrotto. Il vento della protesta si è spostato da qualche giorno anche in Egitto ove la polizia è intervenuta con estrema ferocia uccidendo numerosi dimostranti che esprimevano nelle vie del Il Cairo lo scontento per la disoccupazione, la corruzione imperante, l’autoritarismo delle forze di polizia in quanto in Egitto è dal 1981 che,dopo l’assassinio del Presidente Al Sadat per mano di estremisti islamici, vige lo stato di emergenza,per cui si può essere arrestati per periodi illimitati. Eppure i segnali che arrivavano all’Unione Europea,da qualche anno, con numerose rapporti confidenziali,mettevano in evidenza i rischi di una situazione potenzialmente esplosiva per questi paesi.
Claire Spencer nota specialista di questioni riguardanti il Mediterraneo ed il Medio Oriente invitava la UE a focalizzare l’attenzione “sulle manifestazioni di violenza che potrebbero scaturire dall’assenza di sicurezza nella regione sia che esse siano collegate al terrorismo, al contrabbando di sostanze stupefacenti, di armi o agli scontri tra la polizia e coloro che cercano di emigrare in Europa. Fattori di instabilità – proseguiva la Spencer – stanno assumendo un peso sempre maggiore all’interno di ciascun paese. I sintomi sono le divisioni socio-economiche provocate dalla disoccupazione endemica e dalla corruzione”.
Questi avvisi non hanno minimamente scalfito le politiche europee incentrate su obiettivi di sicurezza che i regimi di Ben Alì e quello di Mubarak sembravano poter garantire. Gli eventi in Tunisia ed ora in Egitto hanno colto di sorpresa i politici occidentali non abituati ai “suicidi” di giovani tunisini disoccupati od alle folle nelle strade de Il Cairo che gridano “Mubarak vattene”. Saccheggi e pestaggi sono all’ordine del giorno sia in Tunisia che in Egitto. In quest’ultimo Paese il presidente Hosni Mubarak sabato scorso, mentre alte fiamme si levavano dal Ministero dell’Interno de Il Cairo ha azzerato l’esecutivo ed ha formato un nuovo governo conferendo al capo dei servizi segreti Omar Suleiman il titolo di vice presidente. Questi, 75 anni,è una personalità di rilievo ed è considerato il candidato del Partito nazional democratico ora al potere, per le prossime elezioni presidenziali. Fonti della Farnesina riferiscono che nostri connazionali hanno subito attacchi e saccheggi, che la situazione è tesa in tutto il Paese. Mohammed El Baradei,ex capo dell’agenzia atomica mondiale,premio Nobel per la pace 2005 e storico oppositore di Mubarak ha invitato l’esercito a “proteggere la nazione ed il popolo egiziano” ed ha confermato la sua intenzione di scendere in piazza al fianco dei manifestanti “contro il regime dittatoriale”.Ieri, in un comunicato stampa,El Baradei si è detto pronto ad assumere la presidenza dell’Egitto.
I Fratelli Musulmani, forza di opposizione hanno lanciato un appello per una transizione pacifica del potere. Obama ha invitato il presidente egiziano a dare le riforme richieste dal popolo. L’Egitto, è un Paese troppo importante per gli interessi americani nello scacchiere mediorientale per lasciarlo in mano alle frange estremiste islamiche che potrebbero prendere il potere al Cairo come a Tunisi. E’anche auspicabile l’intervento dell’Europa in quanto questi paesi, dominati da sistemi autoritari ed oppressivi, devono essere ora aiutati nella transizione. Importante sarà come reagiranno i vertici militari egiziani a questa situazione.