Stendiamo un velo pietoso sull’iter seguito dal Comune nell’attuazione del progetto e sull’opposizione poco incisiva (si devono leggere per tempo e attentamente i progetti, per poter esprimere obiezioni di un certo peso - pista ciclabile sul Castellano docet).
Ci sconcerta che il Comune per giustificare le sue scelte in corso d’opera faccia riferimento a “rinvenimenti archeologici imprevisti o non prevedibili nella fase progettuale” che hanno fatto sì che il progetto originale venisse modificato, quindi la palificata è stata arretrata e in questo modo si sono venuti a creare “miracolosamente” nuovi parcheggi. Ma ci prendono per stupidi? Tutti gli ascolani sanno che dietro al Tribunale ci sono alcune “domus” romane ricoperte e fu ritrovato negli anni ’50 il celebre mosaico bifronte.
Con la stessa cifra spesa per gli enormi sbancamenti di terra e gli impattanti muri di contenimento si sarebbe potuto arretrare e ripristinare il muro in travertino di via della Rimembranza, aumentando ugualmente i posti macchina, creando di fatto un parcheggio semi interrato e completamente mascherato e mantenendo intatta la superficie a verde resa fra l’altro più fruibile dalla minore pendenza ottenuta e ben integrata ai reperti archeologici rinvenuti.
Il muro di travertino di viale della Rimembranza da tempo richiede un grosso intervento di restauro; il muro spesso ha ceduto, in seguito alle piogge ed al peso della vegetazione sovrastante in abbandono da molto tempo, determinando notevoli danni alle auto, che le amministrazioni comunali hanno dovuto risarcire, dimostrando di fatto le loro inadempienze.
All’abbandono di questo muro e del verde circostante, corrisponde invece l’efficientismo di opere inutili come la sistemazione dello spazio poco distante, destinato alle sgambature dei cani, ridottissimo e su una scarpata adatta agli stambecchi. Ci chiediamo come si possano raccogliere le feci su una tale pendenza.
La “ciliegina sulla torta” è l’ultimo intervento di sistemazione delle scarpate del parcheggio: la creatività progettuale ha escogitato il più banale sistema per un centro storico di valore come quello di Ascoli conosciuta da tutti come la “città del travertino”, e cioè dei ridicoli moduli in calcestruzzo pressovibrato.
Non si poteva fare un concorso di idee fra gli studenti di architettura per cercare una soluzione migliore ed impegnare i rari scalpellini che ancora sopravvivono, valorizzando così anche le nostre preziose risorse umane? Quindi, nel calcolo costi-benefici, il parcheggio è un’opera costosissima sul piano economico ed ambientale con l’unico vantaggio di avere appena qualche decina di posti auto in più. La città tace dinanzi ai “nuovi barbari” che hanno invaso, forse conquistato, la nostra città».