Interventi effettuati senza tener conto di qualsiasi basilare principio di botanica ed arboricoltura. Se da una parte possiamo perdonare il periodo di effettuazione del taglio, che dovrebbe essere però ancora ritardato per evitare le gelate invernali, non possiamo non criticare i metodi con cui le piante sono state potate.
A Monticelli alcune piante di Lagerstroemia indica hanno ricevuto un trattamento non molto gradito e la forma è peggiorata dopo la potatura. I potatori infatti si sono limitati a tagliare le terminazioni delle branche secondarie senza effettuare tagli di ritorno o diradare la vegetazione sottostante. Veramente scandaloso, e questo potrebbero dirlo anche i non specialisti, il modo con cui sono stati fatti i tagli: rami scortecciati, sfibrati, mozziconi lasciati. Tutto ciò andrà a costituire un punto di notevole debolezza della pianta che non potendo compartimentare bene i tessuti sarà soggetta ad attacco di patogeni, come virus, funghi e batteri.
In via Spalvieri la questione degli olivi tiene banco da tempo: circa 3 anni fa infatti sono stati completamente capitozzati. Quello che poteva essere l’esempio di un meraviglioso filare di olivi ornamentali, è ridotto a una specie di pali di legno, posti a limitare le due corsie di una strada. Dopo una capitozzatura, si rende necessario un certo periodo di recupero della pianta, con pochi e piccoli interventi mirati alla nuova formazione della chioma. In questo caso stiamo assistendo invece ad interventi sempre più rudi, in un epoca sbagliata, con tecniche errate. Tronchi completamente spogliati dei succhioni, che appaiono veramente brutti e tagli esagerati, per poi vedere qualche sparuto ciuffo di vegetazione all’apice delle branche primarie.
Ma allora serve veramente la potatura? A pensarci bene una pianta si pota “da sola”: l’attacco di un insetto, di un fungo, un suo particolare stato, possono determinare il disseccamento di qualche ramo che l’operatore può rimuovere salvaguardando tutto ciò che la pianta ha preziosamente costruito in tanti e tanti anni. Poche volte si riesce ad apprezzare il portamento naturale di una particolare specie. Allora quando la potatura non sia strettamente necessaria, per motivi di sicurezza o produttivi, sarà bene limitarsi a semplici azioni di monitoraggio e tagli ridotti al minimo indispensabile, come ad esempio l’eliminazione dei polloni sui tigli.
Forse dovremmo prendere esempio da Masanobu Fukuoka, microbiologo giapponese, che ha studiato la filosofia del “non fare”, riducendo gli interventi dell’uomo quasi al nulla e dimostrando che un albero da seme lasciato crescere senza nessun intervento umano è perfetto».