Lo rende noto un comunicato del Quirinale.
La riforma dell'Università approvata dal Parlamento prima delle vacanze di Natale è stata al centro di molte proteste e manifestazioni che a Roma sono sfociate anche in episodi di violenza.
"Promulgo la legge, ai sensi dell'art. 87 della Costituzione, non avendo ravvisato nel testo motivi evidenti e gravi per chiedere una nuova deliberazione alle Camere, correttiva della legge approvata a conclusione di un lungo e faticoso iter parlamentare", si legge in una nota che riporta una lettera del Capo dello Stato al premier Silvio Berlusconi.
"L'attuazione della legge è del resto demandata a un elevato numero di provvedimenti, a mezzo di delega legislativa, di regolamenti governativi e di decreti ministeriali; quel che sta per avviarsi è dunque un processo di riforma, nel corso del quale saranno concretamente definiti gli indirizzi indicati nel testo legislativo e potranno essere anche affrontate talune criticità, riscontrabili in particolare negli articoli 4, 23 e 26", prosegue Napolitano.
Questi punti critici riguardano in particolare i contratti per l'attività di insegnamento e il titolo di professore aggregato.
Napolitano ha detto anche di auspicare che il governo dia esecuzione ad alcuni ordini del giorno votati dal Senato sulla materia, che contengono indicazioni sui contenuti e le risorse da destinare alla riforma.
"Auspico infine che su tutti gli impegni assunti con l'accoglimento degli ordini del giorno e sugli sviluppi della complessa fase attuativa del provvedimento, il governo ricerchi un costruttivo confronto con tutte le parti interessate", conclude Napolitano.
Il Capo dello Stato ha ricevuto la scorsa settimana dei rappresentanti degli studenti che gli hanno manifestato le ragioni della protesta.
L'artefice della riforma, il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha accolto con soddisfazione la promulgazione della legge, dicendo che i punti critici citati da Napolitano "non toccano elementi importanti e qualificanti della legge".
L'Unione degli Universitari (Udu) -- uno dei gruppi della protesta studentesca -- ha ribadito le sue critice al testo e ha contestato al ministro di non avere mai voluto ascoltare le voci del dissenso, come chiesto dal capo dello Stato.