E' una unità specifica.. ragione della vita rappresentativa delle forze locali sommando in essa tutti gli interessi collettivi limitati allo sviluppo locale-territoriale… perché non sia frutto di elezioni di secondo grado o di enti specifici o di nomina statale, ma in base ad elettorato diretto a suffragio universale, comprese le donne, e a sistema proporzionale».
E’ a questa definizione antesignana e illuminata che si riferiva Don Luigi Sturzo per identificare la Regione, già nel 1921. Ne passò di tempo da quando i padri costituenti inserirono all’articolo 114 della Carta “La Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni" poi modificato nel 2001 dalla riforma costituzionale del Titolo V. Dal 1948, per più di un ventennio, il dettato costituzionale in questa materia fu disatteso per varie ragioni, soprattutto di opportunità politica dei maggiori partiti che si fronteggiavano sul tema. Nel 1968, con l’approvazione della legge elettorale n. 108 si avviò concretamente la costituzione delle Regioni a Statuto ordinario. Con l'elezione dei Consigli Regionali del 1970 le Regioni entrarono nelle storia istituzionale italiana con l'approvazione degli Statuti. Ma in 40 anni come sono cambiate le Marche e come sono cresciute? Una riflessione che si focalizzerà in occasione della VI edizione della Giornata delle Marche 2010, il 10 dicembre al Teatro delle Muse di Ancona e che quest’anno coincide con il quarantennale della nascita della Regione.
La popolazione. In quell’anno, il 1970, le Marche contavano un popolazione del 16% in meno rispetto ad oggi, con una densità di popolazione, (abitanti per Kmq), passata da 140 a 163. Il dato che riguarda le famiglie è noto ma altrettanto significativo: dai quasi 4 componenti in media nel ‘70, la famiglia marchigiana ha ora meno di 3 componenti.
La natalità. Nel 1970, ancora vicino al baby boom degli anni ’60, superava di gran lunga la mortalità, mentre ora si è notevolmente ridotta: da quasi 14 nati per mille abitanti a 9 nati per mille abitanti.
La mortalità. E’ pressoché rimasta invariata,confermando la tradizione di longevità della nostra regione, ma ad oggi è superiore alla natalità, tanto che l’incremento annuale della popolazione è da imputarsi esclusivamente all’immigrazione.
La speranza di vita. Un dato positivo e rilevante su tutti, ma che induce certamente a programmare azioni a lungo termine per la longevità attiva, come il Governo regionale ha già fatto, ad esempio con il protocollo per l’istituzione della Rete Italia Longeva, è che la speranza di vita è aumentata di quasi 10 anni per gli uomini e di quasi 11 anni per le donne. I marchigiani quindi guadagnano ogni 4 anni, un anno in più di aspettativa di vita. Un dato che riflette inevitabilmente l’indice di qualità di vita che le Marche sanno conservare.
Le unioni. Come nel resto del Paese, il numero di matrimoni, in rapporto alla popolazione, si è più che dimezzato e l’età media al matrimonio è slittata in avanti di circa 7 o 8 anni. Segno dei tempi di crisi che stiamo attraversando e che non aiutano certamente alla formazione di nuove coppie.
L’istruzione. Il livello di istruzione della popolazione si è notevolmente elevato: nel 1970 il 79% della popolazione aveva al massimo la licenza elementare e i diplomati o laureati erano l’8%; oggi coloro che hanno solo la licenza elementare sono il 27%, mentre i diplomati o laureati sono il 45% della popolazione.
L’occupazione. Dalle Marche agricole, proprio in quegli anni, si fece strada il modello marchigiano di sviluppo. Nella distribuzione per settore degli occupati si evidenzia il diverso peso dell’Agricoltura che allora occupava il 30% dei marchigiani ed oggi solo il 3%, rispetto a quello nel settore Servizi che allora occupava il 31% dei marchigiani ed oggi ben il 57%. Non molto diverso è invece il peso del settore Industria il cui indice in termini di occupati è rimasto sempre attorno al 40%. Il tasso di occupazione ha avuto un incremento molto evidente: dal 35% al 64%. In particolare, è da sottolineare la componente femminile che passa da un tasso del 19% del 1970 ad un tasso odierno del 46%.