Forzati dal silenzio assordante delle associazioni di categoria e delle istituzioni, i sindacati alzano l’intensità dell’agitazione nell’ambito di una vertenza che conta un ritardo di 17 mesi nel rinnovo del contratto per gli oltre 250 mila operatori delle cooperative, impegnate nei servizi socio sanitari, assistenziali ed educativi.
Dopo la rottura della trattativa, su una proposta giudicata irricevibile e offensiva di 38 euro di aumento medio per tre anni, FP Cgil – Cisl FP – Fisascat Cisl – Uil Fpl cercano di far breccia nel muro alzato dalle tre centrali cooperative Federsolidarietà, Legacoop sociali e Agci.
Con le iniziative di mobilitazione si chiede l’attivazione del confronto regionale e locale con i Presidenti e gli assessori regionali, i rappresentanti dei Comuni e delle Province. Ma ribadiscono anche la richiesta al Ministro del welfare, alla Conferenza Stato-Regioni, ad Anci e Upi di un tavolo istituzionale sul terzo settore per discutere i tanti problemi aperti: dai tagli ai trasferimenti di risorse pubbliche, alle ricadute sui livelli occupazionali e sui servizi al cittadino.
Si tratta di lavoratori con stipendi medi di circa 900 euro lorde al mese, che operano spesso in condizioni di precarietà nonostante l’alta qualificazione professionale. Lavoratori quotidianamente impegnati a garantire servizi essenziali e sostegno alle persone: dai centri diurni per disabili, dalle strutture per la salute mentale il servizio di assistenza domiciliare, dalle case di riposo per anziani ai centri di assistenza per disabili.
Per questo, con le manifestazioni del 3 dicembre metteremo in piazza la nostra richiesta forte rispetto al riconoscimento della dignità del lavoro e la salvaguardia del settore come uno dei pilastri del sistema di welfare.