Prende il via, il prossimo 11 novembre, il Corso gratuito di difesa personale femminile organizzato dall’associazione Realtà Donna, che gestisce il Centro Antiviolenza della Provincia di Ascoli Piceno a San Benedetto del Tronto e dall’associazione Budo Piceno, con il sostegno del Centro servizi per il volontariato – Marche. Il corso, in dodici lezioni, si terrà sempre di giovedì dalle 20.15 alle 21.45 nei locali del liceo classico “G. Leopardi” di San Benedetto del Tronto, in via Alcide De Gasperi, 148: le iscritte dovranno pagare solo una quota di 20 euro per l’assicurazione.
Il corso si suddividerà in autodifesa psicologica ed in autodifesa fisica. La parte di autodifesa psicologica prevede in una prima fase la valorizzazione del sé, in quanto la donna non è vista come una vittima ma come una persona che vive in una situazione di disagio, che è possibile modificare partendo dal presupposto che ognuna ha in sé la capacità di uscire dalla situazione di violenza. L’autodifesa fisica riguarda direttamente una capacità di reazione rapida di fronte ad un assalto violento. L’associazione Realtà Donna, nata nel 2007, dal 25 marzo di quest’anno gestisce il Centro Antiviolenza. Secondo il primo report delle attività presentato a ottobre, dall’apertura fino al 30 settembre, sono stati ben 40 i casi trattati, di cui 30 con accesso in sede: in prevalenza si è trattato di violenze perpetrate dal partner e l’utenza proviene anche dal vicino Abruzzo.
“Questo corso – spiega la presidente di Realtà Donna Elena Lionori - non vuole spingere le donne a rispondere alla violenza con la violenza, ma cerca di renderle più consapevoli delle loro possibilità per aiutarle a vincere la paura. Le donne oggi subiscono diverse forme di violenza: nella quotidianità, nella vita domestica, e spesso sono vittime di discriminazioni diverse, in base al contesto culturale di provenienza. La violenza sessuale è solo l’atto più evidente attraverso il quale l’uomo manifesta la sua volontà di dominare la donna, è l’atto più spettacolare per i mass media, soprattutto se è compiuto da uno sconosciuto o da un deviato e in questa fase storica da un immigrato. In realtà è in un ambiente familiare e nei luoghi conosciuti che avvengono la maggior parte dei casi di violenza, contrariamente a quanto si pensa il fenomeno non è circoscritto alle realtà più disagiate.”