Le giustificazioni della direzione sanitaria sono tecniche, in realtà parrebbe che si sia sforato il budget e ora occorre rientrare dello sforamento nell'arco di due mesi.
Cgil, Cisl e Uil territoriali insieme alla Rsu sono sul piede di guerra. «Vogliamo stimolare nella popolazione una sommossa – dicono – perché è a rischio la garanzia del servizio sanitario minimo ai cittadini e noi saremo l'anima di questa sommossa».
E' una dichiarazione di guerra in grande stile quella che arriva dalla stanza sindacale del terzo piano dell'ospedale Mazzoni. I sindacati non condividono l'ordine del giorno votato quasi all'unanimità (tranne Udc) dalle forze politiche nel corso del Consiglio comunale aperto sul tema sanitario solo pochi giorni fa. Per i sindacati i politici fanno una gran confusione tra azienda sanitaria, azienda ospedaliera, questo perché, secondo la loro tesi, non conoscono a fondo la differenza di questo tipo di organizzazioni.
Cgil, Cisl e Uil, con la Rsu, sono per il modello di “area vasta con personalità giuridica”.
Traducendo, un tipo di organizzazione che abbia capacità di autonomia economica di spesa e naturalmente, per evitare strumentalizzazioni su un passo di un documento presentato in Consiglio comunale, con la nomina di un direttore generale.
L'ordine del giorno votato in a Palazzo dei Capitani chiedeva alla Regione di completare l'integrazione di area vasta per gli ospedali di Ascoli e San Benedetto con l'impegno di giungere al più presto alla realizzazione, di un disegno già stabilito dall'assessorato alla Sanità regionale, dell'Azienda degli ospedali riuniti di Ascoli e San Benedetto con le eccellenze già indicate e l'immediata nomina di un direttore generale dopo il “trasloco” strisciante di Gabriele Rinaldi che, ad appena due mesi dalla sua nomina, se l'è svignata verso quel di Ferrara dove nel frattempo aveva vinto la guida della direzione generale di quell'azienda ospedaliera.
Di carne al fuoco i sindacati ne hanno messa tanta.
Vi serviremo i piatti più arditi.
Che ne dite del fatto che chiudono le sale operatorie ma qualche professionista può utilizzarle fuori dal servizio facendosi pagare il 40% del Drg?
Già, il 60% dei costi resta a carico del sistema sanitario nazionale (esami pre e post operatori, degenza in corsia e vitto con i farmaci della bisogna, l'intervento chirurgico - per alcuni fino a 15 mila euro – uno se li può pagare scegliendosi il chirurgo che lo opererà, saltando però le normali liste d'attesa). Insomma tornano i pazienti di serie A e di serie B. Questa pratica comunque riserva delle sorprese nel senso che chi sceglie di farsi operare in “libera professione” corre anche il rischio di pagare qualsiasi complicazione arrivi dopo o durante l'intervento: embolia o polmonite, setticemia o emorragia etc. da una recente inchiesta al Mazzoni emerge che questa originale possibilità che la direzione sanitaria ascolana permette dal 1° ottobre in realtà è prevista dalla legge nazionale da circa 15 anni ma fino ad ora a nessuno era venuto in mente di applicarla, tanto meno ai chirurghi.
Pare che in Regione non sia in uso, Ascoli è l'apripista.
Perché? Semplice. In dieci anni i chirurghi sono scesi da 12 ad 8 e il turnover è bloccato. Nello stesso periodo si sono persi 120 posti letto nello stesso settore. I chirurghi non riescono a fare neppure il giorno di riposo, dopo aver lavorato nei festivi, nella settimana successiva come prevede la legge. La Zt13 di Ascoli se arrivasse l'Ispettorato del lavoro (ci chiediamo perché finora non sia mai arrivato?) incorrerebbe in una multa da svariati milioni di euro che i cittadini si vedrebbero catapultare in dividendo negativo sulla propria testa. Roba da Corte dei Conti, visto che si tratta di una danno erariale molto semplice da provare se questa eventualità si presentasse. Scusate la digressione. Arrivano dunque gli interventi a pagamento perché si formano liste d'attesa per farsi operare, visto che ci sono pochi chirurghi. Non sarebbe più lineare, più da servizio pubblico razionalizzare risparmiando sulle consulenze, che sembrano essere arrivate ad 1 milione e 300 mila euro nel frattempo, e assumere altri professionisti garantendo pari diritto alla salute a tutti pazienti? Ecco abbiamo toccato il tasto delle consulenze. I sindacati sbattono sul tavolo una conseguenza allarmante: arrivano consulenti da Ancona per tutte le branche.
Che producono? Certamente spese e ... drammaticamente, non seminano nulla, non fanno crescere alcuna professionalità in casa nostra. Alla ZT 13 devono rientrare nel budget e occorre stringere la cinghia, si parla dei cittadini naturalmente, quelli ai quali verranno a mancare servizi prossimamente. Intanto, ciliegina, si gettano via dalla finestra euro in quantità. Vi ricordate della famigerata “suina”, si l'influenza che era stata classificata come pandemia? Bene, già il Governo italiano aveva sborsato circa 300 milioni di euro per vaccini che sono rimasti nei frigoriferi perché gli stessi medici non si vaccinavano e consigliavano di non farlo, visto che la mortalità provocata da quell'influenza era minore di quella prodotta normalmente da un'influenza stagionale.
Una truffa colossale dietro la quale le case farmaceutiche hanno ingrassato le saccocce. Ad Ascoli comunque si è pensato di colmare la misura. Alcuni dirigenti hanno pensato di porre sul tavolo un bel progetto per organizzare la vaccinazione in ambito ospedaliero.
Ieri i sindacati hanno dato alcune cifre. Per questo progetto sono stati divorati oltre 55 mila euro e sono state fatte un numero esorbitante di vaccinazioni: 37 o 50. Se fossero state 50 sono costate 1.100 euro ogni iniezione, costo del vaccino a parte. Chi se li è messi in tasca?
E se volete good news, non ci sono, continuiamo con le bad, cioè le cattive: liste d'attesa.
Se malauguratamente qualche medico avesse il sospetto dai sintomi che segnalate di un tumore alla vostra prostata (solo per maschi naturalmente)vi prescriverebbe una biopsia prostatica, cioè un prelievo di tessuto di questa ghiandola. Se prenotaste oggi ve la farebbero a marzo del 2011. Fino a quel momento qualcuno avrebbe il coraggio di vivere nell'ansia o sceglierebbe di fare questo esame a pagamento?
Una prova da sforzo con visita cardiologica va a finire a gennaio 2011, una Risonanza magnetica ad aprile 2011 (tenete conto che al Mazzoni ce ne sono due di apparecchiature).
Qui non si fa più la tac all'occhio. Un ago aspirato per verificare la qualità un nodulo alla mammella ve lo farebbero a giugno 2011, però siete “fortunate” donne perché oltre alla paura che nel frattempo accumulerete, se doveste farlo fuori dallo screening (che invece è gratuito) vi costerebbe pure 110 euro. Vi farebbero pagare infatti anche l'ecografia.
Volete mettere con la sfortuna delle donne anconetane che pagherebbero solo 60 euro, ma non vivono in un bel centro storico come il nostro.
Eppoi ad Ascoli non c'è un radiologo che assicuri la sua presenza in ospedale per 24 ore (uno specialista ogni 8 ore): è l'unica realtà nelle Marche ad avere questo “privilegio”.
Ecco un'altra perla.
Circa 10 giorni fa un paziente neurologico con un versamento endocranico bilaterale è stato appoggiato in chirurgia perché il reparto di neurologia non esiste più, gli è stata fatta una risonanza magnetica e una tac in urgenza e per far leggere il referto è dovuto partire un infermiere con l'ambulanza e il cd della risonanza per andare al Torrette dove i neurochirurghi hanno fatto il referto e così alle 2 di notte è potuto tornare al Mazzoni e si è potuta fare una terapia al paziente.
In tutto quel periodo, se la patologia fosse stata più grave avrebbe avuto tutto il tempo di crepare. Di storie ce ne sono altre per il momento ve le risparmiamo. I sindacati fanno un appello ai politici: vogliono un confronto responsabile per comprendere le problematiche e fare un minimo di chiarezza.
Dicono che l'Azienda ospedaliera dimenticherebbe il territorio come risorse, mentre l'area vasta con personalità giuridica non farebbe correre questo rischio.
Alberto Acciarri, sindacalista della Fsi territoriale, dissente da questa interpretazione e sostiene che le modalità di intervento dell'Azienda Marche Sud avrebbe le stesse risorse dell'attuale ZT13 per il territorio, si tratterebbe di avere due bilanci da un unica risorsa economica, come accade appunto ora.
Mentre sempre Acciarri sostiene che occorre modificare la legge 13 regionale che sta per essere varata perché vi si anniderebbero sorprese negative per i diritti dei lavoratori.