Sono i più pesanti e diffusi attuati negli ultimi trenta anni (tagli di posti di lavoro, classi, materie, orario; mancata riconferma dei docenti precari; blocco dei contratti per tre anni; aumento degli alunni/e per classe; cancellazione dei diritti dei diversamente abili; immiserimento della scuola pubblica).
I docenti firmatari del documento si asterranno per l’anno scolastico in corso dallo svolgimento di attività aggiuntive all’insegnamento (visite guidate, viaggi d’istruzione, uscite antimeridiane,
ore aggiuntive di insegnamento, interventi pomeridiani di sostegno e recupero, attività di ampliamento dell’offerta formativa, adozione di libri di testo).
Gli stessi ritengono che questa forma di protesta non leda il diritto allo studio degli alunni e permetta di sottolineare la dignità e la professionalità della funzione docente, mettendo tuttavia in risalto la dannosa incongruità dell’operato ministeriale.
Tale forma di protesta, contrariamente alla tradizionale astensione dal lavoro, che crea disagi esclusivamente ad alunni e famiglie, fa leva su interessi economici che orbitano intorno alla scuola. Investe inoltre attivamente gli organi dirigenziali della scuola che negli anni si sono spesso mostrati indifferenti all’opera di scientifica distruzione della scuola pubblica.