Caso Ior, confermato il sequestro di 23 milioni

Caso Ior, confermato il sequestro di 23 milioni

Il Tribunale del riesame di Roma ha respinto la richiesta

 

Lo riferiscono fonti giudiziarie, secondo cui la procura di Roma ha allargato lo spettro delle sue indagini ad altre operazioni sospette dello Ior, su segnalazione della Banca d'Italia.
In particolare sono due le operazioni di cui i pm hanno dato conto nelle carte messe a disposizione del Riesame in vista del ricorso.
Una risale al novembre 2009 e fa riferimento ad assegni per complessivi 300.000 euro incassati su un conto dello Ior presso Unicredit. Gli assegni sarebbero stati negoziati da una certa Maria Rossi, ma dall'indagine è emerso che si tratta di un nome di fantasia e che i soldi provengono da fondi di una banca di San Marino.
Una seconda operazione dell'ottobre 2009 riguarda un prelievo di 600.000 euro da un conto aperto in Intesa San Paolo, senza che lo Ior ne indicasse la destinazione. Su sollevitazione della banca, lo Ior avrebbe parlato di soldi per missioni religiose, ma senza fare riferimento alla natura e allo scopo delle operazioni.
Entrambe le operazioni sono state segnalate all'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia, la quale ha informato la procura di Roma, come dicono le fonti.
L'inchiesta ha mostrato anche che tra i destinatari indicati dallo Ior come beneficiari di assegni c'è don Evaldo Biasini, finito all'attenzione dei magistrati di Perugia che indagano sui Grandi eventi perché era in stretto contatto con uno degli indagati, il costruttore Diego Anemone.

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