Mentre i primi minatori recuperati erano in buona salute, alcuni sono risultati in condizioni peggiori. il 63enne Mario Gomez, il nono a uscire dal tunnel, ha passato circa 50 anni nelle miniere e soffre di silicosi. Ha raggiunto la superficie respirando grazie a una maschera con ossigeno. E' stato lui a dare ai soccorritori le coordinate esatte del luogo in cui si trovavano i sopravvissuti.
"E' un miracolo di Dio", ha detto Alberto Avalos quando il nipote Florencio, il primo dei minatori recuperati, è emerso dal sottosuolo per respirare la prima aria fresca dopo i 69 giorni di prigionia a 625 metri di profondità.
Abbracciato e baciato dai parenti, Avalos, 31 anni, è stato abbracciato anche dal presidente Sebastian Pinera mentre la folla gridava: "Cile! Viva il Cile!"
Dopo di lui è giunto in superficie Mario Sepulveda, le cui urla di gioia sono risuonate prima ancora che uscisse all'aperto, tra le risa dei suoi parenti in attesa. "Sono stato con Dio e col diavolo", ha poi raccontato l'uomo in un'intervista, in cui ha chiesto anche profondi cambiamenti per difendere i diritti dei lavoratori.
Nei primi 17 giorni della loro disavventura, i minatori erano stati dati per morti, poi la storia della loro sopravvivenza nel cuore della miniera ha catturato l'attenzione del mondo.
I soccorritori sono riusciti finalmente ad aprire una via di fuga preparando una capsula chiamata "Fenice" e rinforzando parti dello stresso cunicolo di fuga in modo da evitare che venga intasato da pietre. Il percorso dalla galleria in cui i 33 sono rimasti imprigionati alla superficie dura una quindicina minuti, la capsula si muove a un metro al secondo di velocità, che può essere aumentata a 3 al secondo se il minatore trasportato ha problemi.
I minatori possono comunicare con i soccorritori dalla capsula con un interfono. Una volta in salvo vengono tenuti per due giorni sotto osservazione in ospedale.