A disposizione circa 9 milioni di euro (4,5 del Comune di Ancona e altrettanti dell'Erap), una somma di tutto rispetto che potrebbe consentire l’acquisto di cinquanta/sessanta alloggi che, se sommati ad altri 30/35 di nuova costruzione che verranno consegnati dall’Erap nel giro di pochi mesi, potrebbe mettere a disposizione un centinaio di alloggi sul territorio comunale.
Fissato, secondo il D.G.R.M. n. 1499\06 “Determinazione dei limiti massimo di costo per gli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata”, il prezzo al mq di superficie convenzionale (attualmente pari a 1.474,34 euro\mq di superficie complessiva oltre a IVA, ma sono previste maggiorazioni per metrature inferiori ai 65 mq e per stabili realizzati in conformità con i criteri di sostenibilità energetico-ambientale definiti dal protocollo Itaca Marche, che portano il prezzo a sfiorare 1.700 euro\ mq).
L'auspicio è ovviamente quello che gli imprenditori rispondano positivamente anche in considerazione del fatto che il settore attraversa un momento di forte stagnazione anche ad Ancona e quindi questa operazione potrebbe indirettamente rappresentare una boccata di ossigeno.
“Più che di emergenza abitativa vera e propria - commenta Ezio Capitani, presidente Erap Ancona - io oggi vedo l'urgenza di accelerare un già consistente programma che l’Erap ha in cantiere per la città di Ancona (complessivamente circa 350 alloggi) a fronte di una graduatoria che ha visto un incremento del 40% rispetto a quella precedente. Più in generale noi oggi scontiamo in Italia rispetto ad altri paesi europei (e la città di Ancona non fa eccezione) una politica della casa squilibrata, dove ci siamo cullati nel mito del Paese europeo con la più alta percentuale di case in proprietà e dove negli ultimi decenni si è costruito principalmente per vendere, dimenticando quella fascia della società più debole che la casa non la può acquistare e spesso non può sostenere nemmeno un canone di affitto troppo alto. Occorre, a mio avviso, attivare politiche di respiro e sempre meno interventi emergenziali spesso dettati dalla necessità di fare cassa piuttosto che da una visione strategica nello sviluppo delle nostre città”.