Una storia di vita che è il dialogo mai avuto con suo nipote. Un racconto autobiografico che vale la pena conoscere leggendo questo scritto edito da Librati.
Ascoli - Se nel corso degli anni è difficile
“imbattersi” nel proprio nipote un po' per il lavoro, un po' e
forse di più per la velocità nella vita dei ragazzi di oggi con i
quali è difficile soffermarsi a dialogare, eppoi di colpo ti
capitano tra capo e collo due anni di pandemia che stravolgono i
ritmi di ognuno, che fare? E' allora che magari ti viene in mente,
come è accaduto a Lucio Sestili, che a ragione possiamo definire
l'inventore dell'enofilia ad Ascoli Piceno nel "teatro" del Kursaal, di scrivere addirittura
un libro per raccontarsi al proprio nipote Riccardo facendo finta di
dargli dei consigli per la vita.
Che poi sarebbe la missione di ogni
nonno che si rispetti. E' questa la ragione dell'esistenza de “Il
terzo occhio” edito da Librati, una chicca vi consiglio di leggere
e che troverete in vendita presso la libreria Rinascita.
Per la prima
volta chi possiede uno scilinguagnolo fluente come Lucio Sestili, si
avventura a scrivere i propri pensieri con la preoccupazione di
sprofondare in una bella grana. Poi però il nostro Lucio pensa che,
rispetto a quanto ha vissuto in ottant'anni di vita, scrivere un
libro zeppo di fatti autentici non sarà certo la prova più ardua
anche perché c'è sempre il nobile gesto di consigliare Riccardo,
oggi studente di medicina a Roma, di vivere seguendo un pensiero
laterale, meglio una visione laterale, quella percepibile potendo
avere a disposizione il terzo occhio. Questa opera prima di un
ambasciatore del buon vino italiano in terra picena, materia che in
verità troverete anche nel libro in piccola parte, tira in ballo
valori sferzanti il benessere e la società dei consumi.
Ma Lucio
Sestili non vuole combattere il benessere, tenore di vita verso il
quale ogni essere umano vuole tendere per migliorare la propria
esistenza e quella della sua famiglia, vuole soltanto porre un
confronto. Nel suo scritto ci sbatte dinanzi la sua vita di bambino
quando abitava nelle case di Mussolini a Porta Cappuccina, in una
famiglia allargata: in 12 si viveva in un appartamento di tre camere
e un bagno, rigorosamente senza doccia e riscaldamento.
E la fame di quei giorni nei quali "l'arrivo della mortadella segnò addirittura una data storica". Una vita che è stata vissuta anche per recuperare gli errori di suo padre: il Genio. Per carità non si tratta di un racconto lacrimevole, tutt'altro. Lucio Sestili cuce le varie fasi con racconti di barzellette esilaranti che hanno padri importanti come nel caso del Maestro Herbert Von Karajan.
“Il terzo occhio” in
fondo è un'eredità: l'esperienza di una vita fatta di valori
immarcescibili che con tutta probabilità serviranno a Riccardo anche
se andasse un giorno sulla Luna. L'esperienza politica, la scuola, le
professionali, per la quale non era affatto portato, la scoperta e la
passione di stare tra la gente dietro un bancone alla Palazzina
Azzurra, un'estate nella quale seguì suo padre e che gli indicò
finalmente la strada da seguire: insegnare alla gente la qualità in
enogastronomia.
“Ho fatto un casino vero?” mi chiede Lucio al termine della presentazione del libro da Rinascita. “Avevo preso gli appunti, ma poi ...”. E' Lucio Sestili, nessun casino. In fondo di questa eredità che vuole lasciare a suo nipote ne beneficeranno tanti altri “nipoti”, tutti quelli che leggeranno questa storia della nostra città raccontata attraverso Il terzo occhio.