La base radar ha lo scopo di rilevare la presenza di navi con carichi pericolosi, come il petrolio, sino a quaranta miglia dalla stessa base radar, oltre che monitorare l’entrata e l’uscita di ogni singola nave dall’area portuale del Golfo di Ancona, compresa la raffineria API e i relativi terminali. “Oggi le Marche dispongono di un sofisticato radar da satellite che permette l’identificazione delle navi che trasportano carichi pericolosi – afferma il geologo della Regione, Leonardo Polonara, responsabile del settore difesa e sicurezza del mare – e la prevenzione dell’inquinamento non solo accidentale, ma anche intenzionale”. È di questi giorni la catastrofe petrolifera che ha interessato la piattaforma “Deepwater Horizon” nel Golfo del Messico, al largo delle coste della Louisiana, con conseguenze disastrose per l’ecosistema. Consapevole del fatto che il 20% del traffico mondiale di petrolio transita nel Mediterraneo, e una grande percentuale attraversa l’Adriatico, la Regione Marche già dal 2004 si è attivata per scongiurare questi possibili disastri ecologici. Un obiettivo concretizzato grazie al progetto DAMAC (Difesa Ambientale del Mare Adriatico e Comunicazioni), finanziato dall’Unione europea dal 2004 al 2007, e realizzato in sinergia con gli Stati che si affacciano sull’altra sponda dell’Adriatico: un’attività di monitoraggio e raccolta dei dati sui rischi ambientali che dimostra tutta la sua validità proprio in questi giorni.