Inaugurata la mostra 'Armonie di pietra. Il paesaggio delle Marche nelle sculture di Giuliano Giuliani'

Inaugurata la mostra 'Armonie di pietra. Il paesaggio delle Marche nelle sculture di Giuliano Giuliani'

Da oggi 7 aprile, giornata inaugurale, al 28 giugno 2023, il chiostro del Polo culturale di Sant’Agostino ad Ascoli Piceno ospita seconda tappa, dopo quella romana al Parco Archeologico del Colosseo, del percorso espositivo che dà spazio alle opere dell’artista Giuliano Giuliani. Sculture dalle linee morbide e fluttuanti, proprio come le colline marchigiane che ne ispirano le forme, realizzate in travertino, la bianca pietra calcarea che è anche il simbolo del territorio ascolano.

Da oggi 7 aprile, giornata inaugurale, al 28 giugno 2023, il chiostro del Polo culturale di Sant’Agostino ad Ascoli Piceno ospita "Armonie di pietra. Il paesaggio delle Marche nelle sculture di Giuliano Giuliani", seconda tappa, dopo quella romana al Parco Archeologico del Colosseo, del percorso espositivo che dà spazio alle opere dell’artista Giuliano Giuliani. Sculture dalle linee morbide e fluttuanti, proprio come le colline marchigiane che ne ispirano le forme, realizzate in travertino, la bianca pietra calcarea che è anche il simbolo del territorio ascolano.


"Per me è un vero orgoglio. - dice l'on. Giogia Latini - È stata una delle mie prime iniziative quando sono diventata assessore della Regione Marche. E oggi più che mai, Ascoli e le #Marche salgono sul palcoscenico grazie a bellezza e genialità".


La Regione Marche, il Comune di Ascoli Piceno, oggi hanno presentato questo secondo appuntamento, dopo quello romano al Parco Archeologico del Colosseo curata da Daniele Fortuna, di un percorso espositivo interamente dedicato alle sculture dell’artista ascolano Giuliano Giuliani. Le opere di Giuliano Giuliani nascono e si plasmano nel travertino, una roccia sedimentaria calcarea indissolubilmente legata alla città di Ascoli Piceno: il travertino, infatti, costituisce l’essenza dei monti che abbracciano e proteggono la città, rivestendola come un’epidermide e stabilendone la fisionomia.




Giuliano Giuliani ha iniziato il suo lavoro a casa sua con la cava di famiglia sul Colle San Marco facendo dei lavori bellissimi – dice la consigliera regionale Monica Acciarri – e questo ci emoziona tutti. Io porto il saluto dell'assessore Chiara Biondi e del presidente Acquaroli. Mi unisco ai ringraziamenti al sindaco marco Fioravanti e all'on. Giorgia latini, soprattutto a lei perché ha voluto questa iniziativa perché davvero all'inizio c'è sempre qualcuno che dopo l'immaginazione di un'attività di politica culturale ci deve essere qualcuno che deve premere start e inizia un percorso concreto che ci porta a questo evento bellissimo che unisce la città di Ascoli Piceno a Roma. Fa tremare i polsi il fatto che noi siamo uniti al Colosseo grazie alla mano di Giuliano Giuliani che nel parco archeologico del Colosseo che testimonia la grandezza di Roma ci siano queste opere così leggere ed eleganti che raccontano il paesaggio delle Marche con una leggerezza che non ti aspetti possa prendere forma da una pietra forte e dura. Quindi un messaggio bellissimo, impatto bellissimo e un'emozione grandissima. Io voglio ringraziare tutti coloro che hanno contributo a questo vento, soprattutto gli imprenditori che si sono impegnati perché sempre più nel mondo della cultura si comprende l'importanza dell'impresa privata sia per quello che può dare in termini di contributo, ma anche in termini di ritorno perché queste imprese riescono a creare nuovi lavori, quindi nuova occupazione e questo può avvenire anche ad Ascoli. Voglio riaffermare che la Regione c'è quando Ascoli chiama.




Alleggerendo il travertino per trarne lastre sottili come una lama” – dice Stefano Papetti direttore dei Musei Civici di Ascoli Piceno – “Ormai è chiaro che le sculture debbono avere per tetto il cielo. Tenere queste opere al chiuso diminuisce la loro forza espressiva. Giuliani riesce a mettere in evidenza l’anima della pietra, come se nel blocco da lavorare a forza di muscoli sia già presente una forma che lo scultore ha il compito di liberare. Come un antico anacoreta, Giuliani vive in un paesaggio lunare nel quale identifica la sua Tebaide, pronto a soffrire con gli altri e a farsi interprete attraverso le sue sculture dei dolori dell’umanità: le sue opere appaiono come preghiere rivolte al cielo e il suo pensiero, sospeso fra la terra e l’azzurro, aspira all’eternità”.




Due città antiche e ancorate nella storia, collegate da un filo sottile scolpito nel travertino. Con questa idea è nata la mostra che unisce i tesori unici della Capitale alle bellezze artistico-architettoniche di Ascoli Piceno” – ha spiegato Marco Fioravanti, Sindaco di Ascoli Piceno – “Il travertino, duraturo e resistente, utilizzato dall’artista Giuliano Giuliani per le sue splendide opere, ricorda lo spirito di resilienza del popolo Piceno e marchigiano: colpito da un’annosa crisi economica, messo in ginocchio dal terribile sisma del 2016, dall’emergenza Covid e, recentemente, anche da una forte alluvione nel nord della regione, ma incapace di arrendersi e sempre pronto a rialzarsi e a guardare avanti con fiducia e ottimismo. Sono fiero e orgoglioso che una mostra così importante abbia fatto tappa a Roma e che venga ora accolta nella città di Ascoli Piceno, grazie a un sinergico e proficuo lavoro con la Regione Marche e il Parco Archeologico del Colosseo. Invito tutti a visitare questa mostra che, ne sono convinto, non deluderà attese e aspettative di curiosi, appassionati e addetti ai lavori”.


"È stato un vero piacere e un onore oggi partecipare all'inaugurazione della sua mostra "Armonie di pietra" ad Ascoli, al chiostro di S.Agostino. - dice Guido Castelli, Commsissario alla Ricostruzione - Un mostra che segue, a distanza di quasi 9 anni, la prima grande personale che Ascoli ha dedicato ad uno dei suoi figli più illustri. Ero sindaco al tempo e di quello straordinario evento conservo un ricordo straordinario".



La caratteristica del mio lavoro è che si nutre di una diretta e personale manualità e di un fare per sottrazione dal blocco intero” – racconta Giuliano Giuliani – “l’uso del travertino, la più sacra tra le pietre, materiale arcaico e assoluto del mio lavoro, contribuisce a mantenere e inserire forme contemporanee in luoghi diversificati, sia in ambito archeologico sia in ambito urbano moderno. È un fare generato da una necessità di essenziale, un togliere il superfluo, “fare spazio” per lasciare il risultato: segno di definizione alla restante fragilità; senso di valore alla leggerezza; ovvero spiritualità”.




Si tratta di una materia viva profondamente legata anche alla storia personale dello scultore: Giuliano Giuliani nasce infatti ad Ascoli Piceno e tutt’oggi opera là dove un tempo suo padre e suo zio diedero vita all’attività di famiglia, una cava a Colle San Marco, situata pochi chilometri sopra la città di Ascoli, che oggi si è trasformata in uno studio a cielo aperto, un luogo capace di raccontare in maniera diretta, oltre che il passato dell’artista, anche le origini delle sue opere. Estraendola direttamente dal grembo delle Marche, l’artista lavora e trasforma la pietra in sculture dalle linee morbide e fluttuanti, traducendo in atto ciò che in realtà nella roccia è già in potenza. Il travertino, infatti, è definito dallo stesso Giuliani come una lavagna del tempo, forma e memoria del paesaggio. Le sculture di Giuliani rappresentano così veri e propri luoghi della sua terra: esprimono tratti formali e teorici che corrispondono al paesaggio – le dolci e sinuose colline marchigiane –, e alle caratteristiche immateriali della Regione, quell’interiorità che si esprime nel rigore del suo lavoro. Quello che ne viene fuori sono corpi pieni e compatti ma anche depressioni d’ombra che diventano parte integrante dell’espressività dell’opera: le armonie di pietra sono come rovine che l’artista – guidato dalla materia della sua terra e dal flusso del tempo – riporta alla luce ricercando le radici della civiltà e del nostro essere.


Presso il Chiostro di Sant’Agostino ad Ascoli sono esposte, in particolare, le ultime opere, recentissime e inedite, ispirate all’archeologia romana e realizzate dallo scultore in occasione della mostra presso il Parco del Colosseo. Tra queste, si distinguono Condotta uno e Condotta due: l’ispirazione e il titolo delle sculture fanno riferimento alla loro parte, forma tubolare che ricorda la fistula aquaria, capolavoro dell’ingegneria idraulica romana che permetteva la realizzazione di complesse reti idriche sotterranee. Cogliendo lo spunto dalle antiche condotte, Giuliani le trasforma da rigide geometrie in sinuose forme organiche, integrando la naturalezza della rotondità all’incisività dei tagli geometrici. E ancora Oltre Q di Quadro, risultato di un imprevisto che rivela le fragilità del travertino ma che lo scultore utilizza a suo favore utilizzandola la partecipazione della materia alla creazione dell’opera stessa. Poi Smerillo – gioco di parole tra il nome di un borgo marchigiano e l’azione di levigatura o finitura dell’opera – in cui la solidità della pietra è controbilanciata dalla leggerezza della forma. In V Ranna, mutuando un termine dialettale che significa grande, il paesaggio dei Sibillini è protagonista, in particolare il suo suono, a cui l’artista dà forma armonizzando l’eco tra i monti con i suoni della natura e degli abitanti del luogo.