Il blitz, portato a termine dagli uomini del Comandante Luigi Gattafoni, si è concluso con il sequestro della struttura, la denuncia del cittadino cinese titolare del laboratorio e degli italiani proprietari dell’immobile.
“E’ ora di dire basta al non rispetto delle regole- ha spiegato il sindaco Mario Andrenacci- siamo sempre stati pronti ad accogliere i cittadini stranieri che hanno scelto di vivere nella nostra città e continueremo ad esserlo, ma è necessario che si adeguino alle norme vigenti. Non possiamo accettare che in un edificio adibito a laboratorio vivano decine di persone in condizioni igienico-sanitarie del tutto precarie e senza alcun rispetto per le regole in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Informerò di questa situazione sia l’Ambasciatore che il Console cinese, perché non vogliamo e non possiamo più tollerare una situazione del genere, che viola i diritti e la dignità della persone.
Ognuno deve assumersi le sue responsabilità: dagli imprenditori che affidano il loro lavoro ai cittadini cinesi, sapendo le condizioni in cui lavorano e vivono, a coloro che affittano i locali solo per finalità economiche con affitti stratosferici. Conoscenza, informazione, formazione, consapevolezza, devono essere i punti su cui intervenire per combattere l’illegalità. E’ indubbio che il contrasto al fenomeno del lavoro irregolare richiede un’azione organica ed integrata su vari fronti: una normativa che preveda aspre sanzioni, l’intensificazione dei controlli e la promozione di una più diffusa cultura del rispetto delle regole, in grado di assicurare un miglioramento delle condizioni di lavoro. A tale proposito, dobbiamo prendere atto che la cultura della tutela delle condizioni di lavoro dei cittadini stranieri, in particolare dei cinesi, non è ancora un “bisogno” sufficientemente espresso e rivendicato dalla società, dal mondo del lavoro e dagli stessi lavoratori.
L’azione delle istituzioni deve muoversi proprio in questa direzione, con l’obiettivo di realizzare una politica capace di contrastare il lavoro irregolare, in quanto lavoro insicuro. Lo stesso Prefetto di Ascoli Minunni in una recente circolare, ha invitato le forze dell’ordine ad essere più presenti nei luoghi di lavoro, per contrastare le irregolarità e richiamare al rispetto delle norme in materia di sicurezza. Il blitz portato a termine dalla Polizia Municipale all’interno del laboratorio cinese si inserisce proprio in quest’ottica e, ancora una volta, dimostra la grande professionalità e competenza dei nostri agenti, sempre presenti nel territorio comunale”.
“L’operazione- hanno riferito il comandante e il suo vice Cristian Lupidi- è stata messa a segno dopo una serie di indagini laboriose che hanno portato a individuare, nei pressi del centro cittadino, un laboratorio di accessori per calzature gestito da un cittadino cinese residente a Porto Sant’Elpidio.
Al suo interno erano impiegati diversi lavoratori, nessuno dei quali in possesso della documentazione che attestasse una regolare assunzione. Si è trattato di un intervento realizzato dal nostro comando che ha coinvolto anche gli uomini del servizio di prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro dell’Asur 11 di Fermo, giunti tempestivamente sul posto dietro nostra richiesta e fornendo un prezioso se non addirittura determinante apporto tecnico. I fatti penali riscontrati all’interno del laboratorio sono di due tipologie: da un lato le lavorazioni venivano eseguite in totale assenza delle misure di sicurezza previste per tale attività.
I locali infatti non risultavano rispondenti ai requisiti previsti dalla normativa in materia di sicurezza sul lavoro. In secondo luogo è stato riscontrato un grave reato di carattere edilizio rappresentato da una ristrutturazione edilizia priva di titoli abilitativi. Nello specifico, all’interno del laboratorio erano stati ricavati vani destinati a cucina-mensa e camere da letto attigui agli spazi destinati ad attività lavorativa. Come se questo non bastasse, abbiamo reperito anche materiale pericoloso, infiammabile e altamente tossico impiegato per la lavorazione delle calzature”. Ora la struttura è stata sottoposta a sequestro probatorio.
Delle indagini si sta occupando la Procura di Fermo e al momento sono indagati il cittadino cinese titolare del tomaificio e gli italiani proprietari della struttura. Nell’indagine è stata coinvolta anche la Direzione Provinciale del Lavoro, che si occuperà di verificare il mancato rispetto della normativa sulla sicurezza negli ambienti di lavoro.