No al nucleare, manifestazione a San Benedetto

No al nucleare, manifestazione a San Benedetto

«Né alla Sentina, né altrove» dicono gli organizzatori. Adesione anche da parte degli Ecodem

«L'Enel, Berlusconi e Sarkozy - scrivono gli organizzatori - hanno firmato un accordo che prevede l'apertura in Italia di almeno quattro centrali nucleari entro il 2020. Tra le aree compatibili all'insediamento di centrali nucleari, è stata individuata la zona Sentina di San Benedetto. Tuttavia i siti detti "possibili", cioè individuati come idonei ad ospitare centrali sono una decina. Scendiamo in strada anche per  ricordare una catastrofe, quella di 20 anni fa di Chernobyl che ha spazzato via la vita e continua a mietere vittime a suon di tumori e deformazioni».
Adesione alla manifestazione "No al nucleare" anche da parte del gruppo Associazione Ecologisti Democratici. «Le voci allarmanti, peraltro non smentite, secondo le quali, gli operatori ENEL-EDF , avrebbero incluso San Benedetto  nell’elenco dei siti potenziali, individuati per  la realizzazione di una centrale nucleare, ci preoccupano molto anche per l’assurdità di tale scelta - fa sapere il coordinatore Ecodem Spinetoli, Giuseppe Del Moro - E’ necessaria quindi una forte mobilitazione,  anche se da una lettura dell’art. 8 del Decreto Legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 “Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché misure compensative e campagne informative al pubblico” che è  poi l’articolo che si occupa di definire le caratteristiche delle aree idonee alla localizzazione degli impianti nucleari, sembrerebbe escludere un’area come quella di  San Benedetto.
La soluzione dei problemi energetici Italiani non può essere affidata al  ritorno al nucleare a questo stadio di tecnologia: costi elevati, tempi molto lunghi, problemi legati allo smaltimento delle scorie radioattive ed alla sicurezza.
Senza un forte sostegno pubblico l’attuale nucleare non è competitivo e i costi ricadrebbero  sulle tasche degli italiani, che già oggi ogni anno pagano 400 milioni di euro sulle bollette elettriche per smaltire le scorie del “vecchio nucleare”».