Acqua di rubinetto? Sì, grazie

Acqua di rubinetto? Sì, grazie

Legambiente Ascoli: Le cosiddette multiutility hanno posato gli occhi sul nostro territorio

«Forse qualcuno pensa che questi problemi siano lontani da una realtà come Ascoli Piceno - rende noto il Circolo Legambiente Ascoli - Invece sono parecchi anni che le grandi compagnie che gestiscono le acque e le cosiddette multiutility hanno posato gli occhi sul nostro territorio, intuendo le enormi potenzialità economiche di una gestione privata dell’acqua.
Anche nel nostro territorio è già in atto una strategia di progressiva privatizzazione che mira a imbottigliare l’acqua di alcune sorgenti, oppure una spinta alla privatizzazione del nostro Consorzio Idrico, già trasformatosi in Spa. Eppure l’acqua, come l’aria, è un bene di tutti, e tale deve rimanere.
Non è vero inoltre che la privatizzazione porterebbe ad un miglioramento del servizio. Infatti il privato non ha interesse a spendere per la manutenzione dell’ acquedotto, perché può tranquillamente scaricare i costi delle perdite sulle bollette. Dunque la gestione privata comporta nella stragrande maggioranza dei casi una drastica diminuzione delle spese di manutenzione da parte del gestore  e un corrispondente aumento delle tariffe. Dunque gestione privata delle acque significa servizi più scadenti a fronte di bollette più salate. Tant’è vero che in alcune città in cui il servizio idrico era stato privatizzato, come Parigi, si è tornati ad una gestione pubblica.
Inoltre l’acqua del rubinetto è sicura e controllata, molto più controllata di quelle in bottiglia, oltre che più economica e rispettosa dell’ambiente. A garantirne la qualità sono infatti migliaia di controlli che vengono eseguiti ogni anno su campioni di acqua per fare analisi su decine di parametri previsti dalla normativa. Per le acque in bottiglia, invece, le prescrizioni normative prevedono la realizzazione di una sola analisi all’anno da parte dei soggetti titolari della concessione, che viene inviata al Ministero della Salute insieme a una autocertificazione relativa al mantenimento delle caratteristiche delle acque. 
Le analisi delle acque pubbliche vengono eseguite in parallelo dagli enti di controllo e dal gestore del servizio idrico, utilizzando anche sofisticate tecnologie di telecontrollo che permettono il monitoraggio in tempo reale di alcuni parametri fondamentali per la potabilità dell’acqua. È sempre più diffusa la pubblicazione dei risultati delle analisi sui siti internet delle aziende locali, mentre in alcuni casi si utilizzano le bollette dell’acqua, la pubblicazione sui giornali locali, o materiali divulgativi realizzati appositamente per informare i cittadini. Bere l’acqua del rubinetto non è solo sicuro ma anche economico e molto meno inquinante. Un litro di acqua “del Sindaco” può costare fino a mille volte meno di quella in bottiglia. E poi l’acqua di rubinetto rispetta l’ambiente, non produce rifiuti plastici ed è a ‘chilometri zero’, non viaggia per centinaia di chilometri su TIR inquinanti, evita il consumo di combustibili fossili, l’emissione di CO2 e di polveri sottili”».

Il consumo annuo di 12 miliardi di litri di acqua imbottigliata comporta, per la sola produzione delle bottiglie, l’utilizzo di 350mila tonnellate di polietilene tereftalato (PET), con un consumo di 665 mila tonnellate di petrolio e l’emissione di gas serra di circa 910 mila tonnellate di CO2 equivalente. La fase del trasporto dell’acqua minerale infine influisce non poco sulla qualità dell’aria: solo il 18% del totale di bottiglie in commercio viaggia sui treni, tutto il resto viene movimentato su strada.