«Questa sentenza, se fosse confermata nei gradi successivi, potrebbe mettere a rischio tutti i siti che in Italia ospitano contenuti creati dagli utenti, dai social network ai blog, dai motori di ricerca ai forum - dice Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc - Questi siti potrebbero dover applicare forti censure preventive o addirittura andarsene dall'Italia, con grave danno per la libertà di espressione.
Invece di punire gli eventuali responsabili che hanno aggredito la vittima, l'hanno filmata e poi hanno caricato le immagini online, si va a colpire chi offre strumenti di comunicazione e espressione a miliardi di utenti, sotto la pretesa di un mancato, quanto tecnicamente impossibile, controllo preventivo. Un po' come punire i dirigenti di una casa produttrice di automobili perché qualche imbecille guida ubriaco.
Aspettiamo le motivazioni, ma ci è chiaro, anche da nostre simili esperienze con i nostri forum, che parte della magistratura fatica a comprendere Internet, ancorata ad un codice penale del 1930 a scapito di quei principi costituzionali che sanciscono la libertà di espressione e la natura personale della responsabilità penale».