Asili nido comunali, tra caro-rette e liste di attesa

Asili nido comunali, tra caro-rette e liste di attesa

Nelle Marche la spesa media mensile di una famiglia nel 2009 è stata di 291 euro

Cosenza con 110 euro per bambino è la città più economica, seguita da Roma con 146 euro e Chieti con 162 euro. L’analisi ha considerato una famiglia tipo di tre persone,genitori e figlio 0-3anni con reddito annuo lordo di 44.200 euro e relativo Isee di 19.000 euro. Oggetto della ricerca sono state le rette applicate in tutti i capoluoghi di provincia al servizio di asilo nido comunale per la frequenza a tempo pieno, in media 9 ore al giorno e dove non presente, a tempo ridotto, in media 6 ore al giorno per cinque giorni a settimana.
Si constata che per l’anno 2008/09 gli aumenti medi più consistenti si registrano al Sud con+3,2% ed al Centro con +2,7% rispetto all’anno precedente. In media nel 2009 il 25% dei richiedenti è rimasto in lista di attesa. Il poco edificante record spetta alla Campania con il 42% di bimbi in lista di attesa, seguita dal Lazio 36% e dall’Umbria con il 35%. Nelle Marche la spesa media mensile di una famiglia per nido comunale nel 2009 è stata di 291 euro un +1,5% rispetto al 2008, mentre in Abruzzo è ancora minore:255 euro mensili insieme all’Umbria. Nel Lazio è 276 euro a bimbo mentre in Emilia Romagna  aumenta a 316 euro mensili.  Quest’ultima regione è anche quella che ha ben 538 nidi con 23.300 posti disponibili seconda solo alla Lombardia con 627 strutture pubbliche e 25.000 posti. In Italia si contano 3184 asili nido comunali, il 43% dei quali è concentrato nei capoluoghi per complessivi 130mila posti disponibili. Facendo un confronto tra i posti  e la potenziale utenza,in Italia la copertura del servizio è del 5,8% con un massimo del 14,6% in Emilia Romagna ed un minimo dell’1% in Campania e Calabria. Questo dato ci dice quanto il nostro Paese sia lontano dall’obiettivo comunitario che fissa al 33% la copertura del servizio. A titolo informativo Danimarca Svezia ed Irlanda  hanno,ciascuno, una copertura del 40% per la diffusione dei servizi per la prima infanzia.
Esiste comunque una forte correlazione tra la presenza di strutture per la prima infanzia ed il tasso di occupazione femminile. In proposito anche il livello di occupazione nel nostro Paese resta distante dagli obiettivi fissati dal Consiglio di Lisbona del 2000 che prevedeva il raggiungimento entro il 2010 di un tasso di occupazione per le donne pari al 60%.
L’Italia è penultima, nella classifica, tra i 27 Paesi con un tasso di occupazione  pari al 47,2% seguita da Malta con il 37,4%. Ai primi posti si collocano i Paesi del Nord Europa con  Danimarca al 74,3%,quindi la Svezia con il 71,8% i Paesi Bassi con il 71,1%. Commentando i dati, Antonio Gaudioso vicesegretario generale di Cittadinanzattiva ha detto:”L’Italia sconta un ritardo strutturale ormai conclamato. In questi anni molti amministratori hanno parlato di tutela della famiglia e di asili nido solo in campagna elettorale ma pochissimi hanno fatto qualcosa. Ci aspettiamo con queste amministrative che i candidati prendano impegni concreti e misurabili. Creare asili nido è un modo per prendersi realmente cura delle famiglie e dei loro bisogni”.

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