L’incontro tra l’organizzazione delle imprese del commercio ed istituzioni, rappresentate per l’occasione dal ministro del lavoro Maurizio Sacconi e degli esteri Franco Frattini, ha inteso promuovere un momento di riflessione e di analisi sul fenomeno degli immigrati occupati nei settori del commercio,alberghiero e ristorazione. Secondo l’ISTAT nel 2009 gli immigrati residenti nel nostro Paese erano quasi quattro milioni, il 6,5% della popolazione, superando così la media europea che è del 6,2%. Secondo la Caritas a questi dati ci sarebbero da aggiungere un milione di stranieri in attesa di regolarizzazione.”Un vero problema – ha detto il presidente di Confcommercio Roma Cesare Pambianchi – che investe tutto il territorio nazionale.
In quest’ottica – ha proseguito – abbiamo riunito esponenti del Governo e delle Istituzioni perché le nostre aziende, bar,ristoranti,alberghi negozi, sono ora la porta di ingresso al mercato del lavoro per gli immigrati e spetta alla politica disciplinare il fenomeno con regole certe. A fronte di quattro milioni di regolari vi sono circa un milione di immigrati che se non vengono messi in regola o rimpatriati finiranno per aumentare le file degli sfruttati e dei clandestini assoldati dalle organizzazioni criminali,creando presupposti per gravi attriti sociali. Le nostre imprese - dice Pambianchi - hanno bisogno di assumere lavoratori stranieri con regole semplici e tempi certi e non con norme rigide e di difficile applicazione. La formazione di base deve essere condizione vincolante dei lavoratori immigrati per la loro regolarizzazione, attraverso percorsi formativi studiati per conferire loro una qualifica professionale . Chiediamo quindi –ha concluso Pambianchi volgendosi al ministro Sacconi-di riaprire i termini della sanatoria ed estenderla a quanti lavorano nelle nostre aziende. L’accordo fra il Ministro dell’interno Maroni ed il Ministro Sacconi per un permesso di soggiorno a punti dove la conoscenza della lingua italiana , della nostra Costituzione diventa parte integrante del percorso di regolarizzazione ci vede consenzienti e va nella direzione auspicata” .
Secondo le richieste di Confcommercio al primo posto è la conoscenza della lingua italiana. Molti immigrati conoscono solamente un centinaio di parole, necessitano quindi di una formazione di base della nostra lingua da acquisire in pochi mesi,funzionale al permesso di soggiorno richiesto per motivi di lavoro.Una preparazione che preveda la conoscenza di norme igienico sanitarie,spesso inesistenti nei loro paesi,degli usi e costumi del nostro Paese,delle regole di sicurezza del lavoro,ovvero quelle nozioni necessarie per l’inclusione sociale e l’inserimento lavorativo. Già oggi il numero degli imprenditori stranieri in Italia è significativo,ben 247.000 le imprese delle quali 20.000 solamente a Roma e di queste 15.000 le aziende commerciali. Questa,per Confcommercio, è la nuova frontiera dell’immigrazione,perché inserirsi nel tessuto economico da protagonisti facilita il processo di acquisizione di un “diritto di cittadinanza”.
Il Ministro Sacconi, prendendo la parola, ha annunciato che mercoledì 17 febbraio vi sarà l’incontro tra governo e regioni per un accordo concernente la rivalutazione del lavoro con l’apprendimento ed ha detto che “la Confartigianato denuncia che non vi sono coperture lavorative per il 25% delle aziende del settore. I giovani devono essere accompagnati alle loro vocazioni non c’è bisogno di laureati nullafacenti. I bad jobs rifiutati dagli italiani non possono essere sostituiti da lavoratori destinati poi alla emarginazione. La nuova legge a punti sulla cittadinanza – ha proseguito Sacconi – prevede due anni di percorso formativo, conoscenza della lingua, l’educazione civica,iscrivere i figli alla scuola dell’obbligo, chi incappa in violazioni penali perde i punti. La nuova legge è diretta ad integrare gli immigrati ma con il pieno rispetto della legalità”. Presenti numerosi rappresentanti di comunità straniere.