Per alcune era stata rilevata l’inesistenza di specifiche strutture idonee allo svolgimento dell’attività dichiarata ed anche l’assenza della documentazione amministrativo-contabile obbligatoria.
Le indagini di polizia economica e finanziaria concluse in questi giorni hanno confermato appieno l’esistenza del classico schema di “società cartiere”, imprese dedite esclusivamente alle “frodi carosello”.
In particolare, un’impresa già oggetto, nel 2009, di verifica fiscale, insieme a tre soggetti economici nazionali “fornitori”, aveva posto in essere il sistema di frode attraverso operazioni commerciali avvenute, in realtà, solo “cartolarmente”, interponendo fittiziamente i “fornitori” tra il cedente comunitario e l’effettivo acquirente nazionale, al fine di permettere a quest’ultimo, mediante l’emissione di fatture soggettivamente false, di disporre sia di un indebito credito I.V.A. che di prodotti da immettere sul mercato a prezzi significativamente inferiori a quelli normalmente praticati dagli altri operatori.
Ingente l’entità della frode portata alla luce dalla Brigata di Porto San Giorgio; nel complesso, è stata infatti accertata l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti per oltre 11,3 milioni di euro, constatato l’occultamento di componenti positive di reddito per 6 milioni di euro, l’indebita imputazione di costi deducibili per oltre 6,7 milioni di euro e violazioni all’I.V.A. per oltre 3,7 milioni di euro; segnalati altresì agli Uffici Finanziari, per i successi recuperi a tassazione, oltre 11,3 milioni di euro quale base imponibile ai fini dell’Imposta Regionale sulle Attività Produttive.
In relazione ai profili di carattere penale connessi all’utilizzo/emissione di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti ed all’omessa presentazione delle dichiarazioni d’imposta, sono state deferite alla competente Autorità Giudiziaria tutte le sei persone che, a diverso titolo, gestivano le quattro imprese.