Per le principali ricorrenze, infatti, l’Amministrazione comunale invita docenti universitari e quest’anno è stata la prof.ssa Antonella Salomoni, che presto inizierà il suo incarico di docente di Storia della Shoah all’Università di Bologna, a tenere un intervento molto apprezzato per le informazioni storiche e i riferimenti letterari. Ad ascoltare la professoressa c’erano all’auditorium comunale “Tebaldini” alcune classi dell’Istituto Alberghiero, del Liceo Socio-Psico-Pedagogico San Giovanni e dell’IPSIA di San Benedetto, oltre alle autorità civili, militari e religiose e ai rappresentanti delle associazioni cittadine.
«Approfondire il significato delle ricorrenze è importante per la crescita civile e la qualità della convivenza nel nostro paese», ha detto in apertura il sindaco Gaspari, «Vorremmo evitare l’indifferenza rispetto ai temi di volta in volta commemorati, perché l’indifferenza è la base su cui possono prevalere la prepotenza, l’arroganza, la prevaricazione. Le ricorrenze ci permettono di coltivare l’impegno civile. Durante la seconda guerra mondiale fu proprio la consapevolezza di massa del popolo – che si ribellò alla tirannia – a permettere la sconfitta del nazi-fascismo».
Prima del saluto del sindaco, don Romualdo Scarponi, vicario del vescovo Gervasio Gestori, ne ha letto un messaggio: «La Shoah non può non toccarci direttamente», ha scritto il Vescovo il quale, nel ricordare la recente visita del papa Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma, ha così proseguito il suo messaggio: «L’alta e sofferta lezione che viene dalla Shoah non deve mai venire meno nella nostra vita sociale e deve essere proposta concordemente alle nuove generazioni».
Dopo l’intervento del sindaco, il prof. Tito Pasqualetti ha ricordato Oscar Morpurgo, unico sambenedettese morto ad Auschwitz secondo ricerche condotte dallo stesso Pasqualetti. Morpurgo abitava al n. 24 del lungomare Trieste e riuscì a salvare il resto della sua famiglia, stabilitasi in Svizzera.
«L’Europa dell’est fu la più colpita dalla Shoah», ha detto da parte sua la prof.ssa Salomoni, «Alla fine di settembre del 1941, in meno di due giorni furono uccisi 33.751 ebrei a Babi Yar, sobborgo di Kiev, in Ucraina, dove l’esercito tedesco era appena arrivato. I rastrellamenti avvennero sotto gli occhi della restante parte della cittadinanza, e l’esodo verso il luogo dell’esecuzione avvenne a piedi, lasciando una profonda influenza in osservatori come Vasilij Grossman, scrittore russo inviato al fronte, tra i più noti reporter di quella guerra, autore del saggio “L’Ucraina senza ebrei”, pubblicato già nel ’43. Questo, e le centinaia di episodi analoghi, dimostrano come la Shoah fu un fenomeno essenzialmente pubblico, non avvenuto soltanto o principalmente al chiuso dei campi di concentramento. I rastrellamenti di ebrei avvenivano infatti nelle città, nelle case, nelle strade». La Salomoni ha quindi concluso il suo intervento con un messaggio di speranza: «Lo stato di Israele premia quelli che vengono chiamati “I giusti tra le Nazioni”, cioè coloro che aiutarono gli ebrei a sopravvivere. Nel “Giorno della Memoria” è opportuno pensare non soltanto a chi assistette ai rastrellamenti e si appropriò dei beni lasciati dagli ebrei nelle case, ma anche ai giusti, che nascosero e aiutarono altri a salvarsi, compiendo il bene senza sperarne nulla in cambio, nella quotidianità, senza testimoni».
Il “Giorno della Memoria” si conclude a San Benedetto con un concerto dei “Solisti Piceni” diretti dal maestro Benedetto Guidotti, al Teatro Concordia, nella serata di mercoledì 27 gennaio a partire dalle ore 21, con ingresso gratuito.