E’ la seconda volta che un Pontefice mette piede in Sinagoga dopo la visita, ”storica” di Giovanni Paolo II avvenuta il 13 aprile del 1986. Una visita, quella di ieri che era stata definita da molti osservatori ”difficile”in quanto si temevano contestazioni dopo
l’annuncio del Vaticano del processo di beatificazione di PioXII. Tutto invece si è svolto in completa tranquillità anche se il Presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici nel suo discorso ha ricordato che “il silenzio di Pio XII di fronte alla Shoah duole ancora come un atto mancato. Forse non avrebbe fermato i treni della morte – ha proseguito – ma avrebbe trasmesso un segnale…..per quei nostri fratelli trasportati verso i camini di Auschwitz”.A queste parole l’espressione del Papa si è fatta seria mentre Pacifici, continuando il suo discorso diceva “in attesa di un giudizio condiviso auspichiamo che gli storici abbiano accesso agli archivi del Vaticano che riguardano quel periodo e tutte le vicende successive al crollo della Germania nazista”.
Benedetto XVI nel suo discorso ha affermato: “Mi trovo in mezzo a voi per manifestarvi la stima e l’affetto che il Vescovo e la Chiesa di Roma nutrono verso questa Comunità e le Comunità ebraiche di tutto il mondo. Il dramma sconvolgente della Shoah rappresenta il vertice di un cammino di odio che nasce quando l’uomo dimentica il suo Creatore. I potentati del Terzo Reich volevano schiacciare il popolo ebraico nella sua totalità, con il suo annientamento intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell’umanità che restano validi in eterno. Quando il dominio nazista raggiunse Roma, molti cattolici italiani sostenuti dalla fede e dall’insegnamento cristiano reagirono con coraggio aprendo le braccia per soccorrere gli Ebrei braccati e fuggiaschi a rischio spesso della propria vita. Anche la Sede Apostolica – ha ricordato il Papa – svolse una azione di soccorso spesso nascosta e discreta”.
Al termine della visita il Pontefice ed il Rabbino Capo sono usciti nel giardino del Tempio passando dinanzi all’ulivo che è stato piantato a ricordo della visita, quindi sono scesi nel Museo ebraico di Roma
per l’inaugurazione della mostra “Et ecce Gaudium”, 14 disegni preparati nel 1700 dalla Comunità ebraica che venivano esposti in occasione della processione che il Pontefice,dopo l’elezione, effettuava partendo dal Vaticano per raggiungere la Basilica di San Giovanni.
La Sinagoga chiamata anche Tempio maggiore ove il Pontefice si è recato, ha poco più di un secolo di vita. Si erge sul Lungotevere di fronte l’isola Tiberina,e fu costruita tra il 1901 ed 1904 nello spazio del vecchio ghetto. La demolizione del ghetto, in attuazione del piano regolatore di Roma Capitale del 1873 iniziò nel 1885 e durò un anno. Il quartiere ebraico come lo vediamo oggi, fu finito di costruire nel 1911 ed è contemporaneo alla costruzione dei muraglioni sul Tevere per mettere fine alle terribili inondazioni della città. La demolizione del ghetto, nell’intento del governo di allora,aveva precise ragioni politiche; si abbatteva il simbolo della subordinazione e della discriminazione degli ebrei. L’inaugurazione del Tempio nel 1904 fu solenne; il 2 luglio il re Vittorio Emanuele III vi si recò in visita mentre la cerimonia religiosa di consacrazione avvenne il 27 luglio. La Comunità ebraica di Roma aveva finalmente il suo pubblico edificio di culto.