/I Consigli comunali impediscano la privatizzazione dell'acqua
I Consigli comunali impediscano la privatizzazione dell'acqua
Dichiarino lacqua bene comune pubblico e la classifichino come bene di rilevanza non economica
A questa ferma convinzione si è giunti al convegno organizzato a Foce di Montemonaco dall’Associazione Luoghi Comuni, lo scorso 22 novembre 2009.
Durante l’incontro cittadini ed amministratori hanno ritenuto indispensabile coordinarsi anche sul territorio Piceno affinchè si condividano azioni ed iniziative in questo senso. Prima fra tutte, quella di proporre a tutte le Amministrazioni Comunali del nostro territorio di indire apposite sedute dei Consigli Comunali nell’ambito delle quali si tratti in modo aperto di tale argomento affinché si accresca la coscienza dei cittadini riguardo l’importanza dell’uso e della gestione responsabile e partecipata dell’acqua. Con questa sollecitazione Luoghi Comuni intende ribadire le sue posizioni rispetto alla inderogabile necessità che il servizio idrico rimanga “in mani pubbliche”.
In questi giorni l’associazione sta inviando a tutti i sindaci della provincia di Ascoli Piceno una proposta di mozione affinchè i Consigli Comunali dichiarino l’acqua bene comune pubblico e la classifichino come bene di rilevanza non economica. In tal modo gli enti locali hanno la possibilità di impedire che nel giro dei due anni previsti dalla legge 135/2009, recentemente approvata, la gestione delle risorse idriche passi, con affidamenti pluridecennali, ad imprenditori o società, cadendo, di fatto, nelle mani di un monopolio privato orientato al profitto, che non è difficile ipotizzare sarà controllato dalle tre o quattro multinazionali attive nel settore.
Giuridicamente strategico per sterilizzare gli effetti deleteri della normativa nazionale è che i servizi idrici non vengano messi sullo stesso piano degli altri servizi pubblici locali come gas e trasporto. La mozione proposta invita a ribadire che l’acqua è un bene comune di primaria necessità per ogni essere vivente e come tale indisponibile. Ciò lo esclude, per via della sua particolare natura, da quelli esposti alle regole del mercato e, dunque, dall’obbligo imposto a tutti i Comuni entro il 31 dicembre 2011 dalla legge 135/2009, di ricorrere ad una gara d’appalto per aggiudicarne la gestione al miglior offerente, affidando così l’acqua ad un monopolista privato, che come dimostrano le numerose esperienze italiane e straniere ne disporrà secondo la propria necessità, probabilmente non tenendo in considerazione la qualità del servizio e il contenimento delle tariffe.
Non a caso in moltissime realtà d’Europa, prima fra tutte Parigi, si sta tornando alla gestione pubblica dell’acqua. Nella capitale francese infatti dopo 25 anni di pessima e costosa gestione privata si sta municipalizzando l’acquedotto con un risparmio di oltre 30 milioni di euro l’anno che verranno investiti per migliorare la rete distributiva. L’approvazione della mozione da parte dei Consigli Comunali avvicinerebbe dunque il Piceno non solo a molti altri territori europei, ma anche ai numerosi enti locali italiani che, con forte ed unanime determinazione, sono impegnati a contrastare il processo di privatizzazione ed a far sì che il Legislatore nazionale torni sui propri passi.