/I luoghi sono di chi li abita, la democrazia parte dal basso
I luoghi sono di chi li abita, la democrazia parte dal basso
Ampia riflessione sul Piceno e sulle realtà locali. Intervegono Rossi, Canzian e Regnicoli
L'evento è stato organizzato, il 28 novembre scorso, dal movimento Luoghi Comuni presso il circolo ricreativo “Mare Bunazz” di San Benedetto del Tronto. Partendo dalle teorizzazioni del filosofo Guy Ernest Debord, il quale nel saggio “La società dello spettacolo” del 1967 parla di crisi della democrazia legata al diffondersi e al prevalere di una società in cui la potenza fascinatoria dell’immagine surroga il reale in qualsiasi aspetto della vita, Pezzella ha proposto una riflessione sul come opporsi alla crisi della democrazia vissuta oggi nel nostro Paese.
“Oggi in Italia la rappresentazione delle cose sostituisce la rappresentanza reale – ha argomentato il docente della Scuola Normale Superiore di Pisa – Vi è un ritardo culturale e politico nella rappresentanza dei luoghi e della gente. Si pensa di poter vivere in uno Stato in cui vige il regime di conflitto. E’ necessario spostarsi sul terreno dei luoghi dove sono attivi i conflitti reali e mettere in contatto realtà diverse. Luoghi nuovi possono essere creati, ma devono tenersi in contatto. Bisogna alimentare l’esigenza di comunicazione e creare una rete comunicativa in cui i nodi siano gruppi formati da soggetti che di fronte alla crisi della democrazia vogliano attivare percorsi di resistenza ma anche propositi di ottimismo e fiducia”.
Durante l’incontro, dalla formula per sostenere lo stato di crisi della democrazia a livello nazionale, si è passati ad un’ampia riflessione sul Piceno e sulle singole realtà locali esposte negli interventi di Olimpia Gobbi, Pier Paolo Fanesi, Antonio Canzian, Massimo Rossi (Luoghi Comuni), Sergio Sinigaglia (Cantiere AltreMarche), Marco Regnicoli (associazione “L’alveare” - Ascoli Piceno) ed Emidio Baiocchi (associazione “Ermo Colle” di Colli del Tronto).
I tratti comuni dei numerosi interventi sono stati sintetizzati da Andrea Morniroli, giornalista collaboratore della rivista Carta e animatore di Cantieri Sociali: “Sentiamo la necessità di capire meglio quali siano i temi del nostro operare.
Ci sono alcuni grandi nodi comuni intorno ai quali è necessario discutere e creare rete: diritti e centralità delle persone, comunità locali come luogo del buon vivere, crescita dell’economia sostenibile, questione della resa pubblica di alcuni servizi quali acqua, aria, terra ed energie rinnovabili. Le aggregazioni specifiche possono diventare aggregazioni di senso solo nel momento in cui tutti siano disposti a mettersi in gioco e a stare insieme condividendo una comune progettualità senza però perdere la specificità dei singoli percorsi”.
Olimpia Gobbi: ridare respiro al mondo
«A San Benedetto del Tronto credo abbiamo fatto un altro passo, positivo, per consolidare ed allargare le relazioni che ci permettano, insieme, di provare a "ridar respiro al mondo", come ci ha scritto Alessandro Santoro, ex parroco ed animatore della comunità di base delle Piagge, partendo dai nostri luoghi.
Innanzitutto la conoscenza: quasi 150 persone, di cui oltre trenta sono restate anche dopo cena, hanno conosciuto, o conosciuto meglio, DemocraziakmO, Luoghi-Comuni, Cantieri AltreMarche etc.; i temi concreti di cui si stanno occupando o intendono occuparsi; la complessità della questione “come stare insieme”. Hanno ascoltato Mario Pezzella e capito meglio la società dello spettacolo. Hanno portato a casa (forse per leggerli), fra gli altri materiali, la sintesi dei lavori delle Piagge, la carta dei valori di Luoghi-Comuni, la carta del territorio di Cantiere AltreMarche.
In secondo luogo la rete di contatti e di connessioni: molte associazioni si sono incontrate e conosciute, in alcuni casi raccontandosi e dichiarandosi pronte a stare dentro la trama comune (L’alveare, Ermo Colle, Cantiere AltreMarche, Meteorivierapicena, coordinamento Salviamo il paesaggio delle Marche), in altre ascoltando (per citarne alcune: Meet Up Fermo, Lista di cittadinanza di Porto Sant’Elpidio, Maremoto, Coordinamento per le Terme di Acquasanta); persone con e senza tessera di partito hanno socializzato le motivazioni (e le difficoltà) dello stare insieme, aprendo brecce e nuove pratiche di contatto fra mondi (partiti e società) oggi sciaguratamente contrapposti e separati .
Ci siamo lasciati con alcune condivisioni chiare:
i contenuti su cui stare insieme: “riappropriazione sociale” dei luoghi, ad iniziare dal dire e far sì che acqua, aria, energia e beni comuni nel loro insieme non possano essere messi sul mercato e privatizzati; buona qualità di vita delle persone e giustizia sociale, ad iniziare dal tema del lavoro, del superamento della precarietà, della solidarietà verso i più fragili; economie sostenibili e stili di vita rispettosi dei tempi di rigenerazione della natura; metodi partecipati volti a far sì che siano le popolazioni a scegliere gli assetti del territorio e le forme dei paesaggi.
Come stare insieme: le metodologie, le pratiche, gli strumenti per operare insieme nasceranno dalle esperienze che di volta in volta saremo in grado di attivare, dalla capacità di far tesoro degli errori, dall’umiltà del non avere modelli nella consapevolezza che, se li vogliamo vivi, li dobbiamo costruire facendo. Il punto di partenza è per ora “la rete”: intrecceremo sempre di più le nostre esperienze e le renderemo via via più vicine ed integrate, mantenendo ciascuno la propria specificità ma condividendo competenze, conoscenze, realizzando sui contenuti condivisi azioni e progetti comuni.
Da questi punti fermi, i prossimi passi operativi». Olimpia Gobbi