«Mussolini? Una persona di gran livello. Il pentito Spatuzza? Dice solo minchiate»
Peccato che il senatore abbia fatto accenno ad Ascoli soltanto per ricordare come i Siculi Piceni abbiano raggiunto la Sicilia dopo esser passati per le Marche.
E così l’appuntamento si è presto trasformato in un allegro spettacolo da cabaret. Dove il protagonista indiscusso è stato lui. Parlando delle differenze tra destra e sinistra ha sentenziato: «Chi sta a destra fa progetti e realizza. Chi sta a sinistra dice: “Quello corre troppo, vediamo come fermarlo”». Ed ha poi aggiunto: «Ci sono anche brave persone a sinistra. Poche ma ce ne sono». Davvero simpatico il senatore, soprattutto quando a un certo punto rilegge alcune pagine dei diari di Mussolini, dei quali è in possesso.
«Mussolini ha commesso alcuni errori, ma è stata una persona di gran livello» ha commentato Dell’Utri. Poi una similitudine tra il duce e Berlusconi. «Entrambi si sono dedicati con amore a ciò che hanno fatto, ma Berlusconi finisce sempre per essere dileggiato da una parte del Paese legata a poteri forti. Hanno paura che il premier possa loro togliere il pane di bocca».
Il senatore fa anche accenno alle ultime accuse che lo vorrebbero esser mandante delle stragi mafiose. «Mi accusano anche delle bombe all’Accademia dei Georgofili a Firenze. Lì esiste un volume di agronomia che ha due sole copie al mondo. Provo a dare un imput ai magistrati: la seconda è a casa mia, così facendo sarei rimasto in possesso dell’unica».
Poi è la volta del pentito Gaspare Spatuzza. «Sono tutte minchiate - dice il senatore - eppure vengono prese sul serio e si spendono soldi. Spatuzza racconta che io e Berlusconi avremmo fatto un patto con la mafia nel 1993 per prendere in mano il Paese, attraverso le stragi, le uccisioni dei giudici, le elezioni ed infine il governo. E ora come si fa a dire che non è vero? - ironizza Dell’Utri - Sono cose da pazzi, fra poco saremo accusati del crollo delle Torri gemelle».
La conclusione però è da showman consumato. Il presidente della Provincia Celani racconta al senatore di aver discusso in Consiglio sulla presenza dei crocifissi e dei chiodini su cui appenderli.
«Chiodi Barlenga. Non c’è Cristo che tenga» suggerisce il senatore. Da applausi. Peccato che ad attenderlo fuori ci siano solo insulti e grida.