Un provvedimento approvato in Senato prevede la cessazione degli affidamenti "inhouse"
Il provvedimento, approvato il 4 Novembre scorso dal Senato, è stata “arginato” da un emendamento PD a nome Filippo Pubbico, inserito all’ultimo minuto nel testo. “L’acqua è di proprietà dello stato”: poche parole che però dovrebbero quantomeno limitare la mercificazione selvaggia di un bene comune così prezioso.
Al momento in Italia la rete idrica è coperta da circa 110 gestori, divisi per ambiti territoriali ottimali. Di questi ben 64 sono a capitale pubblico e servono metà della popolazione, il resto è a capitale misto o privato. La riforma approvata il 4 Novembre apre alla privatizzazione selvaggia. Si consente la gestione a società “in ogni forma costituite”.
Non è tutto, il privato deve possedere una quota corrispondente ad “almeno il 40% della società” e spetterà a lui l’ultima parola sugli investimenti.
Agli Enti Pubblici resta una quota che non potrà superare il 40%, pochi poteri e praticamente nessuna possibilità di contrastare gli interessi dei grandi gestori privati italiani ed internazionali..
Il senatore Roberto Della Seta,membro dell’Esecutivo degli Ecologisti Democratici nonché capogruppo del PD nella commissione Ambiente, ha sottolineato tra l’altro che:” L'approvazione di un emendamento del Pd a firma Filippo Bubbico mette dei paletti alla privatizzazione, garantendo il rispetto della proprieta' pubblica dell'acqua, come stabiliscono i principi comunitari. Nonostante questo, tuttavia, le norme approvate il 4 Novembre dal Senato, sono molto gravi. L'acqua e' un bene comune, non e' una merce e in base alla Costituzione la titolarita' della sua gestione e' in capo alle Regioni e agli enti locali. Prevedere non la possibilita', ma l'obbligo entro 1 anno, di affidare a privati la gestione dei servizi pubblici vuol dire espropriare Regioni e Comuni del diritto-dovere di amministrare l'uso dell'acqua nell'interesse delle persone e delle comunita', e apre la strada a un monopolio privato dell'acqua nelle mani di tre o quattro multinazionali''.
Il Decreto 135/09 che è approdato alla Camera dei Deputati lunedì 9 Novembre (in Commissione 1°) e verrà discusso dall’aula lunedì 16 Novembre, entro il prossimo 24 novembre, potrebbe diventare legge.
Anche l’acqua del Piceno rischia la privatizzazione, anche se l’affidamento al CIIP è risultato pienamente conforme ai dettami normativi Europei e Nazionali in materia, come si evince dalla delibera n. 52 del 26.11.2008 dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori servizi e forniture.
Il provvedimento approvato in Senato, infatti, prevede la cessazione degli affidamenti “in–house” a società totalmente pubbliche, controllate dai Comuni (in essere alla data del 22 Agosto 2008) alla data del 31 Dicembre 2011.
Facciamo nostro l’appello lanciato dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, pertanto invitiamo, le forze politiche, gli amministratori locali, le realtà sociali e territoriali, le reti ambientaliste e per la tutela dei beni comuni, le organizzazioni sindacali e il movimento degli studenti, ad una mobilitazione straordinaria.
Chiediamo ai Consigli Comunali del Piceno di prendere posizione contro questo decreto che dichiara l’acqua potabile una merce e di impegnarsi ad inserire nei propri statuti che l’acqua è “un bene comune e un diritto umano universale” e che il servizio idrico è “un servizio privo di rilevanza economica” da gestire in forma pubblica e con la partecipazione delle comunità locali».