Come altre regioni hanno superato la capienza denominata "tollerabile"
italiane debba venire finalmente alla ribalta per la morte di due persone recluse avvenuta in circostanze particolarmente assurde (il ragazzo di Roma arrestato per droga e ricoverato per non si sa bene ancora cosa, e la brigatista il cui suicidio era stato praticamente annunciato).
E’ triste cavalcare l’onda di due episodi così per sfruttare l’attenzione ulteriore che si è creata sul carcere, ma è un’ottima occasione per tentare di evidenziare come si sta qui nelle Marche.
Cominciamo con un po’ di dati (fonte DAP; elaborazione Pianeta Carcere e Sappe).
Nelle Marche al 15 ottobre scorso le persone recluse erano 1100 (circa il 40% stranieri), a fronte di una capienza regolamentare di 753 posti complessivi e di una capienza tollerabile di 1068. Per capirsi, ci sono istituti che, dicono le norme, possono ospitare più reclusi di quanti ne erano stati originariamente previsti. Le Marche, come altre regioni, hanno superato anche questa capienza denominata "tollerabile", definita come la situazione limite oltre la quale il trattamento di recupero alla società dei detenuti è seriamente compromesso. Per il che sotto questo profilo alcuni istituti penitenziari sarebbero fuorilegge e sicuramente fuori dalla nostra Costituzione.
Nel dettaglio i dati che riguardano i singoli istituti sono i seguenti:
ANCONA "BARCAGLIONE": Capienza regolamentare 24; Capienza tollerabile 24; Detenuti presenti 29 (di cui 10 stranieri) ANCONA MONTACUTO: Capienza regolamentare 172; Capienza tollerabile 313; Detenuti presenti 379 (di cui 196 stranieri) ASCOLI PICENO: Capienza regolamentare 103; Capienza tollerabile 119 Detenuti presenti 140 (di cui 42 stranieri) CAMERINO: Capienza regolamentare 33; Capienza tollerabile 41; Detenuti presenti 49 (di cui 30 stranieri) FERMO: Capienza regolamentare 36; Capienza tollerabile 64; Detenuti presenti 73 (di cui 35 stranieri) FOSSOMBRONE: Capienza regolamentare 209; Capienza tollerabile 209; Detenuti presenti 133 (di cui 13 stranieri) PESARO: Capienza regolamentare 176; Capienza tollerabile 298; Detenuti presenti 297 (di cui 132 stranieri)
Come ufficio (regionale) del Garante dei detenuti, dopo aver incontrato il Provveditore regionale e tutti i Direttori, nei mesi scorsi siamo tornati a visitare le sezioni ed abbiamo organizzato una serie di assemblee all’interno dei penitenziari. Si è trattato di informare l’utenza circa le funzioni del garante, di raccogliere in maniera indipendente un quadro attendibile delle criticità che caratterizzano le carceri marchigiane, di analizzare in qualche caso la situazione delle singole persone recluse.
Per iniziare abbiamo incontrato le persone ristrette nei due penitenziari più grandi, le case circondariali di Pesaro (in Luglio-Agosto) e Ancona Montacuto (Settembre). Tra novembre e dicembre andremo a Camerino ed Ascoli, per poi concludere il giro con gli Istituti di reclusione, riservati ai condannati in via definitiva (Fossombrone, Fermo, Ancona Barcaglione) e la visita alla struttura mandamentale di Macerata Feltria, a custodia attenuata, dipendente da Pesaro.
La questione più delicata per chi è "dentro" è quella della sanità, a cominciare dalle visite di primo ingresso, che a detta dei reclusi sono piuttosto sommarie e poco tempestive, con conseguente rischio di facile contagio a causa della situazione di altissimo sovraffollamento.
La riforma della sanità penitenziaria ha portato al trasferimento delle competenze al Servizio sanitario nazionale (dunque alla Regione), con conseguenze difficili da valutare pienamente finché la stessa Regione non risponderà ai quesiti che abbiamo formulato già da molte settimane. Un silenzio che oltre ad essere di per sé un dato inquietante rappresenta una violazione di legge.
Per ora possiamo dire che ci viene riferito di lunghe attese per cure veloci ed approssimative, prestate da personale non sempre all’altezza, con abuso di psicofarmaci ed antidolorifici e carenze per ciò che riguarda gli esami clinici.
Collegato a quello sanitario è l’aspetto dell’igiene, sia della persona che dell’ambiente, con la segnalazione di difficoltà di disporre di detergenti e di altri presidi di questo tipo compresa la carta igienica ed i sacchetti dell’immondizia; si tratta anche di garantire cambi più frequenti di lenzuola (in qualche caso vengono cambiate solo una volta al mese) e di materassi, e la sanificazione delle aree comuni.
Anche in considerazione del fatto che in cella si "circola" a turno nel poco spazio a disposizione, sarebbe fondamentale sostenere ed incrementare le attività trattamentali ed il lavoro in carcere, molto conteso tra le persone recluse e assegnato con una fitta turnazione. Quest’anno sono state anche soppresse alcune classi scolastiche.
Gli ostacoli principali sono la carenza di risorse finanziarie e la carenza del personale necessario a garantire al sicurezza. Naturalmente riceviamo anche parecchie lettere scritte di pugno dai detenuti, che prospettano una serie di situazioni peculiari, spesso non affrontabili con gli strumenti a nostra disposizione.
Insomma, se l’autoradio ti accompagna ai cancelli dell’istituto suonando messaggi di cauto ottimismo per una crisi economica lasciata, si dice, alle spalle, il pessimismo in carcere rischia di cadere dalla rilevante altezza del terzo letto a castello, oramai standardizzato dopo che per dare un po’ di dignità a persone sistemate con materasso a terra si è riusciti a rinnovare in questo modo la dotazione delle celle. Con l'aumentare dei numeri in carcere non diminuisce solo lo spazio vitale ma anche l’attenzione degli operatori chiamati a gestire il gran via vai di "ospiti", che sottrae ulteriore tempo alle esigenze delle persone che vivono in istituto.
Credo allora che sia importante ribadire che, al di là della costruzione di nuove strutture, c’è qualcosa da rivedere nelle politiche penali e soprattutto che le persone recluse, buone o cattive, sono esseri umani, e come tali parte integrante della nostra società. Non semplici corpi da chiudere dentro muri e dietro porte chiuse a chiave.
Come autorità di garanzia credo che la nostra funzione principale sia quella di cercare di attenuare questa distanza tra carcere e società civile».