delle imprese nazionali - peculiare comparto di servizio della polizia economica e finanziaria a tutela delle uscite dei bilanci - le Fiamme Gialle della Compagnia di Fermo hanno scoperto una rilevante truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, perpetrata da una coppia, titolare di due aziende agricole del fermano.
I coniugi - “A.R.” e “M.J.A.”, di, rispettivamente, 43 e 38 anni - avevano già visto riconosciuto il beneficio contributivo di 350.000 euro - percependone un anticipo di 250.000 euro, a fronte di investimenti rurali dichiarati per circa un milione di euro - per la realizzazione, almeno “sulla carta”, di alcuni fienili e di capannoni da destinarsi al ricovero di animali, con annesse strade poderali; gli accertamenti dei militari, esperiti anche attraverso l’esecuzione di specifiche verifiche fiscali, hanno invero consentito di rilevare che, in luogo del ricovero per animali, era stata realizzata una struttura avente, in tutto e per tutto, caratteristiche tali da consentire un più che adeguato alloggio per le persone.
Nulla, peraltro, è stato trascurato dai due coniugi per rendere confortevole il soggiorno agli ospiti della struttura, i cui locali sono stati trovati dai militari già edificati con estrema cura e rifiniti con materiali di pregio ma, soprattutto, arredati con prodotti di valore, quali pavimenti in cotto, sanitari di marca e corredati persino da una scala interna di legno massello collegante i due piani della medesima struttura, per arrivare, infine, ai quadri in tema appesi sulle pareti.
Le attività di verifica simultaneamente avviate dalle Fiamme Gialle - atte ad acclarare anche le irregolarità di carattere fiscale, per le quali entrambi i soggetti sono risultati infine “evasori paratotali” - hanno oltremodo consentito di constatare la falsità della documentazione attraverso la quale i due coniugi avevano ottenuto i contributi comunitari, configurandosi, di conseguenza, anche le fattispecie di illeciti connesse alle fatture per operazioni inesistenti, per un importo complessivo di oltre un milione di euro, finalizzate a “gonfiare” l’importo dei lavori effettivamente eseguiti sì da incrementare, parallelamente, l’entità dei contributi stessi.
A ciò, è seguita l’ulteriore scoperta relativa alla falsificazione della documentazione bancaria attestante l’avvenuto pagamento delle prestazioni in favore della società ufficialmente incaricata per l’esecuzione dei lavori, peraltro, di fatto, controllata da “A.R.”, uno dei due titolari delle aziende coinvolte.
Rilevanti le conseguenze di carattere penale ed amministrativo, per i due coniugi, in relazione ai fatti individuati dalla Compagnia di Fermo, già segnalati, per gli aspetti di propria competenza, ai locali Uffici della Procura della Repubblica di Fermo e dell’Agenzia delle Entrate; da un punto di vista penale, i due sono stati infatti deferiti a piede libero per le fattispecie, in concorso, contemplate dagli articoli 640 bis “Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” e 482 “Falsità materiale commessa dal privato” del Codice Penale mentre, per quanto attiene agli aspetti amministrativi del medesimo contesto, sono stati oggetto di segnalazione atta al recupero dell’imposta sul valore aggiunto per complessivi 122.000 euro.
In applicazione delle specifiche norme del settore, finalizzate al recupero degli importi indebitamente percepiti dalla coppia, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Fermo, a seguito dell’istruttoria avviata dalla stesse Fiamme Gialle, ha emesso specifico decreto di sequestro preventivo, eseguito in questi giorni dalla Compagnia di Fermo, che ha consentito di cautelare l’importo completo dei contributi già illecitamente percepiti, oggetto della truffa, attraverso il “sequestro per equivalente” di alcuni terreni ed immobili di proprietà della coppia - ivi compreso, naturalmente, anche il fabbricato costruito con i fondi comunitari - nonché di cospicue somme di denaro rilevate presso un locale istituto di credito.