Ascoli - Si terrà lunedì 8 aprile alle
ore 18.30, al Teatro Filarmonici, l’inaugurazione della scultura
“L’Inchino”, realizzata da Teodosio Campanelli, dedicata al teatro e
nello specifico agli attori che, con il loro lavoro, ne rappresentano le
fondamenta.
L’idea nacque nel 2017 proprio per il Teatro dei
Filarmonici, in occasione dell’imminente riapertura: l’unione dei due
eventi portò all’idea di “rinascita” così il primo pensiero fu quello
della Fenice.
Il progetto, già denso di simbologie, si adornò di
un’altra figura tratta dalla mitologia greca: Nike, la dea alata che
rappresenta la vittoria. Il senso dell’inchino classico è un atto di
riverenza che l’artista fa a termine della propria esibizione come gesto
di rispetto nei confronti del pubblico, che notoriamente ricambia con
calorosi applausi. Traslata in una visione propositiva e fortemente
contemporanea, l’inchino della figura, che rappresenta rinascita e
vittoria, vuole essere un inchino alla donna prima di tutto ma anche
alla ripresa, al miglioramento, alla consapevolezza e alla vita quale
valore assoluto, unico ed irripetibile.
L’appuntamento dell'8
aprile si
aprirà con il saluto delle autorità, a cui seguirà la presentazione
dell’opera a cura del professor Stefano Papetti, di Franca Maroni e
dell’autore, lo scultore Teodosio Campanelli. Sono previsti anche
momenti d’arte: interventi coreutici con le allieve della classe di
danza dell'Istituto Spontini dirette dalla prof.ssa Maria Luigia Neroni,
la performance poetica di Eugenio Ravo (testi Maroni - Ravo) e
l’esibizione canora Sibyllaensemble (diretto dal Maestro Carmine
Leonzi).
Un pensiero più strettamente legato alla realizzazione della
scultura e nello specifico alla patinatura dei colori della statua, vede
il vestito della figura, con principale riguardo alla balza finale,
pigmentata di colore rosso tizianesco perché vuole ricordare con le sue
pieghe il sipario del teatro che si apre alla meraviglia e allo
spettacolo. Il profilo della figura continua con il leggero inchino fino
alla visualizzazione delle ali che sovrastano la scultura, di colore
oro proprio per la preziosità del loro alto significato, la libertà.
Questo particolare del colore ha innescato un piacevole parallelismo con
il “va pensiero sull’ali dorate” nell’opera del Nabucco di Giuseppe
Verdi. Solo alla fine si scorge la testa dell’attrice, ricoperta da una
cascata di capelli inneggianti alla femminilità e alla fluidità della
vita.
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