Decreto salva-precari nella scuola? Solo fumo negli occhi

Decreto salva-precari nella scuola? Solo fumo negli occhi

«Esigiamo che vengano rispettate la dignità e la professionalità acquisita in anni di carriera»

organizzative. Non c'è nulla. Non c'è il posto di lavoro.
Il tanto citato decreto salva-precari, tanto per sottolineare che la classe insegnante è sempre la più favorita e anche quella per la quale il governo emana persino un decreto al fine di salvare i senza lavoro, altro non è che "fumo negli occhi". La dice lunga l'averlo inglobato nel decreto per la salvaguardia ambientale e lo smaltimento rifiuti che porta il nome di decreto Ronchi. Nulla di più efficace di una vignetta vista qualche giorno fa che riproduceva un contenitore per rifiuti organici con su scritto "docenti".
Tale decreto
- ha creato scompiglio tra gli stessi precari parlando di corsia preferenziale. Ma quale preferenza? Se in una graduatoria una persona sta ai primi posti è logico che venga chiamata prima. Ciò intanto ha fatto passare il messaggio che ci sono precari di serie A e precari di serie B;
- ha escluso tutti quei docenti che lo scorso anno scolastico, pur non avendo avuto l'incarico, hanno comunque maturato l'anno di servizio;
- non servirà a risolvere l'annoso problema del precariato e ad assicurare l'immissione in ruolo del personale che da 15 - 20 anni lavora seriamente e con professionalità su classi di cui è consapevole di non avere la continuità;
- dal punto di vista economico sarà una raccolta di elemosina ricevuta da più parti, Tesoro, Inps, Regioni, Comunità Europea, per racimolare si e no 1000 euro lordi mensili;
- non interviene sulla questione nodale dei tagli indiscriminati nella scuola pubblica: personale docente e Ata, classi, sedi di istituti, supporto agli studenti diversamente abili, risorse per la didattica ordinaria e di tutto che è indispensabile per avere una funzione educativa e formativa efficace e di qualità;
- ciliegina avvelenata sulla torta, ti assicura i fatidici 12 punti che economicamente non costano niente a nessuno. Costeranno soltanto ai docenti che, nell'impossibilità di rinunciare altrimenti si perde tutto, dovranno farsi decine o centinaia di km al giorno per raggiungere la sede che non sarà sempre la stessa perché saranno comunque supplenze brevi e non di durata annuale.
Non vogliamo nessuna elemosina! Esigiamo che vengano rispettate la dignità personale e la professionalità acquisita in 15 anni e più di carriera. Vogliamo il nostro posto di lavoro, quello sacro e su cui si fonda la nostra Repubblica.
Tutto ciò è soltanto un rimedio inefficace e indegno che altro non fa che sottolineare quando i precari non siano il fardello di cui non ci si riesce a liberare, ma una risorsa indispensabile di cui la scuola ha necessità, un gruppo di stakanovisti che vengono arruolati a settembre e gettati via a giugno».