Alcune settimane dopo il giudice delegato ai fallimenti Raffaele Agostini non ha ammesso tra i creditori lo stesso fondo Fineco Capital/Development Capital, socio di minoranza di Vitawell Spa. Viene ipotizzata una richiesta di risarcimento danni per circa 150 milioni di euro.
In precedenza il giudice delegato dell'epoca, Carlo Calvaresi, aveva diffidato formalmente il fondo lussemburghese a vendere qualsiasi partecipazione del fondo d'investimento stesso. Diffida tenuta in nessun conto dai gestori del fondo stesso che hanno venduto tra gli altri qualche asset al gruppo indiano Mahindra. TopLegal.it riporta la seguente notizia del 9 aprile 2008: «Ugo Molinari, Maurizio Fraschini e Roberto Crosti, rispettivamente managing partner, junior partner e senior associate dello studio Lombardi Molinari, hanno assistito i fondi di private equity Development Capital 1, Ottobre 2000, Alto Partners e gli azionisti di minoranza nella cessione alla società indiana quotata Mahindra e Mahindra dell'intero capitale sociale di Metalcastello SpA, società italiana operante nella produzione di componentistica meccanica ed ingranaggi, con una controllata in India. Gli acquirenti sono stati assistiti da Nicola Paglietti dello Studio Internazionale di Roma».
Con tutta evidenza, a distanza di cinque anni dall'inizio della vicenda giudiziaria che ha portato Vitawell Spa al fallimento nel 2007, sia il tribunale che il giudice delegato hanno ritenuto circostanziate le relazioni ex articolo 33 della legge fallimentare del curatore Mario Volpi sia per “Vitawell Spa” che per “J Klebs Spa”. Il dottor Volpi, che ha analizzato le cause del dissesto di Vitawell e la decozione del gruppo J Klebs fatto acquisire dal fondo d'investimento lussemburghese Fineco/Development Capital a Mauro Scaramucci presidente della Vitawell Spa, convalida quanto Mauro Scaramucci aveva sostenuto fin dal primo momento nel descrivere le responsabilità del crollo del suo “impero” del benessere. J Klebs, questo gruppo della cosmetica professionale, è risultato essere il “cancro” che ha divorato Vitawell Spa e l'ha bruciata con tutti i suoi asset e i suoi dipendenti: circa 900 posti di lavoro persi.
Tutto questo accade mentre sul fronte penale alla procura della Repubblica vanno a rilento. C'è in corso un dibattimento per truffa aggravata per circa 23 milioni di euro ai danni di Vitawell Spa e Mauro Scaramucci, dopo il rinvio a giudizio che vede imputati Stefano Scarpis, Mario Visioni, Fabrizio Basilico, Alessandro Marina (fanno riferimento al fondo Fineco/Development Capital e all'advisor Alto Partners
Srl) e i due fratelli ferraresi Nicola e Sandro Sansoni, detentori del 30% del gruppo J Klebs Spa prima della cessione alla Vitawell Spa di Mauro Scaramucci, mentre il 70% era detenuto dal fondo d'investimento lussemburghese stesso.
Alla procura non sono state sufficienti le relazioni fallimentari del curatore Volpi e, seppure abbia aperto da tempo un fascicolo per bancarotta fraudolenta che vede iscritti in qualità indagati gli stessi personaggi sotto processo per truffa ed altri, il pm Ettore Picardi ha ritenuto utile affidare una perizia alla società di revisione contabile KPMG, che con tutta probabilità sarà lunga e costosa per la comunità, per stabilire con assoluta certezza a chi siano imputabili le cause del fallimento di Vitawell Spa.
In questa complessa vicenda fa capolino anche un avvocato svizzero divenuto molto noto alle cronache italiane è quel Fabrizio Pessina arrestato dal ritorno da una vacanza in Spagna nel febbraio di quest'anno, e rimesso in libertà da una settimana, da parte dei magistrati milanesi che indagano su un presunto riciclaggio di danaro che dai 14 milioni e mezzo di euro iniziali ora pare sia lievitato a 25 milioni di euro.
I principali referenti bancari di Pessina sono ovviamente i giganti del credito svizzero, a cominciare dall'Ubs. In Italia, invece, in molte operazioni registrate nella lista dell'avvocato di Chiasso viene citato il nome della Banca Mb, un piccolo istituto nato da poco a Milano per iniziativa di alcune decine di imprenditori di seconda fila.
Clienti di Pessina sono i primi azionisti della banca. Pessina è stato arrestato insieme a due ex finanzieri, Giuseppe Anastasi e Paolo Pasqualetti, diventati soci della Mateco, che smaltisce i rifiuti del progetto Santa Giulia a Rogoredo, per appropriazione indebita e truffa. Secondo l'accusa il legale di Chiasso avrebbe partecipato a fare sparire la differenza di fatture gonfiate, attraverso una serie di società svizzere, portoghesi e inglesi, allo scopo di creare disponibilità contabile extrabilancio di una società.
Nelle mani dei magistrati ci sarebbero anche i riferimenti di personaggi di primo piano della finanza italiana, clienti che avrebbero tentato di sfuggire alle maglie del fisco italiano, affidandosi al legale. Perché c'entra l'avvocato Pessina nella vicenda Vitawell?
Semplice, questo avvocato era il presidente della società lussemburghese Goyana Sa dei fratelli Sansoni. E' questa la società che acquisisce i marchi Jean Klebert e altri del gruppo J Klebs per un prezzo, rivenduti in seguito allo stesso gruppo cedente ad un prezzo esorbitante. E anche in quel caso il curatore fallimentare Mario Volpi cita zone come Madeira per la conclusione di alcune operazioni economiche. Intanto, nel corso del processo penale per truffa Scaramucci si è costituito parte civile e ha dichiarato che, se gli verranno come spera riconosciuti i danni richiesti, conferirà a Terme di Montecatini e Well Net 15 milioni di euro.