/Processo Perini, assolti Scaramucci e gli altri imputati
Processo Perini, assolti Scaramucci e gli altri imputati
Il tribunale ha addirittura superato la prescrizione per la truffa per evidente innocenza dell'imputato
Il presidente del tribunale di Teramo Giovanni Spinosa, pm nell'inchiesta della “Banda della uno bianca”, e ieri presidente del Collegio penale, legge in aula la sentenza di assoluzione dopo un'ora e mezza di camera di consiglio, nel tardo pomeriggio. Dopo 10 anni Scaramucci può gettarsi alle spalle una vicenda giudiziaria che l'aveva marchiato a fuoco per bancarotta e truffa.
Ne esce a testa alta soprattutto perché il tribunale lo assolve per il reato di truffa aggravata. Il reato era prescritto e i giudici del collegio penale (Spinosa, a latere Redaelli e Cannavale) potevano tranquillamente dichiararne la prescrizione.
Hanno voluto invece entrare nel merito e sentenziare che il fatto non sussiste, cioè Mauro Scaramucci non ha mai truffato Perini.
Questa procedura avviene in un processo solo quando è evidente l'innocenza dell'imputato. In due ore di arringa spietatamente lineare e chiara, l'avvocato Sara Pagnoni del Foro di Ascoli Piceno, ha ripercorso la cronologia dei fatti che hanno intessuto la lunga e complessa vita di questo procedimento giudiziario. Ha dipanato dinanzi ai giudici l'intricata matassa accusatoria che la procura della Repubblica aveva imbastito in seguito alle denunce di Claudio Perini fatte in due riperse nel 1999 e nel 2000, dopo che il tribunale di Teramo aveva dichiarato nel dicembre del 1998 il fallimento della Fratelli Perini (una catena di negozi di abbigliamento sportivo e tecnico).
Poi le stoccate finali dell'avvocato Francesco Voltattorni hanno definitivamente squarciato il sipario posticcio che separava i giudici dalle verità dei fatti. Da parte sua il pm Stefano Giovagnoni, che sostituiva la titolare dell'inchiesta Valentina D'Agostino, ha chiesto per Scaramucci 42 mesi di reclusione e la non applicazione delle attenuanti per il suo comportamento processuale. Davvero curioso, si riferiva il pm al fatto che Scaramucci aveva fatto denunce di falsa testimonianza nei confronti di alcuni testimoni di parte di Perini, documentalmente provate in aula dai suoi avvocati difensori proprio nel corso della stessa testimonianza. Diversi testi, in seguito alle denunce, hanno ritrattato quanto riferito in un primo momento. La storia
Dopo il fallimento della Fratelli Perini, dichiarato a dicembre del 1998, Claudio Perini aveva presentato due denunce dalle quali è scaturito il processo odierno: una a giugno del 1999, l'altra nel 2000. Perini, che aveva chiesto l'amministrazione controllata per una momentanea crisi finanziaria della sua società, se la vide negare dal Tribunale di Teramo.
Chiese allora il concordato preventivo chiedendo aiuto a Mauro Scaramucci che prestò le garanzie della Newform Spa, ma anche questo non venne accolto dal Tribunale che ritenne quelle garanzie per 4 miliardi di lire non consone e, di conseguenza, sancì il fallimento della società. All'asta della “Fratelli Perini” Mauro Scaramucci rilevò la società proponendo un'offerta di 13 milioni di euro rilanciando su quella di 10 milioni fatta dal gruppo Cisalfa, tra i maggiori nel settore abbigliamento sportivo.
Alla base dell'accusa di bancarotta fraudolenta la famosa fattura n. 1430 della quale sono state trovate 2 copie di importo identico ma con materiali diversi nella descrizione interna al documento contabile. Nelle denunce presentate da Perini si sostiene che con quella fattura la Newform Spa si sia disfatta di attrezzature fitness a scapito della “Fratelli Perini”.
La società nel frattempo era stata rilevata da Mauro Scaramucci in base ad un accordo tra lo stesso Claudio Perini e Scaramucci redatto dai tecnici di Perini. Scaramucci ha dimostrato nel processo che in realtà quella fattura doveva solo sostituire la prima e una sola doveva essere presente in contabilità. Non c'è stata alcuna alcuna falsificazione, visti gli importi originali che sono restati gli stessi.
Tutto secondo gli accordi con lo stesso Perini per vendere sotto il periodo natalizio attrezzature fitness che anche prima de all'ingresso di Scaramucci nella società i negozi “Perini Sport” vendevano al proprio pubblico. Nelle udienze precedenti molti testimoni di parte di Perini sono incorsi in palesi contraddizioni e Scaramucci ha presentato denunce per falsa testimonianza.
Alcune sono cadute perché gli stessi testimoni hanno poi ritrattato la deposizione, altre sono state archiviate dalla Procura perchè se i testimoni avessero detto la verità si sarebbero auto incriminati e la legge penale, parrà strano, ma non lo permette.