Pubblicata l'enciclica “Caritas in veritate”

Pubblicata l'enciclica “Caritas in veritate”

Il Pontefice: "Il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo"

E’ una enciclica prettamente sociale. Come dichiarato dal Card.Renato Raffaele Martino,durante la conferenza stampa che ne è seguita “è l’incontro del Vangelo con i problemi sempre nuovi che l’umanità deve affrontare. La Chiesa – ha proseguito –non ha soluzioni tecniche da proporre …ma ha il dovere di illuminare la storia umana con la luce della verità”.
Il documento,composto da una introduzione e sei capitoli,è di 145 pagine.
Nell’introduzione il Papa ricorda che “la carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa….Lo sviluppo ha bisogno della verità senza di essa – afferma Benedetto XVI –l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere con effetti disgregatori sulla società”.
Nel primo capitolo il Pontefice evidenzia che “le cause del sottosviluppo non sono primariamente di ordine materiale, sono innanzitutto nella volontà,nel pensiero ed ancora più nella mancanza di fraternità tra gli uomini ed i popoli”, aggiunge poi che “bisogna mobilitarsi affinché l’economia evolva verso esiti pienamente umani”.
Nel secondo capitolo il Papa entra nel vivo della crisi del nostro tempo: “senza il bene comune come fine ultimo si rischia di distruggere ricchezza e creare povertà”, come un’attività finanziaria per lo più speculativa, come i flussi migratori spesso solo provocati e poi mal gestiti,come lo sfruttamento sregolato delle risorse della terra. Benedetto XVI constata che “cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti ma aumentano le disparità” e nascono nuove povertà. Sottolinea che la corruzione è presente in Paesi ricchi e poveri,che imprese transnazionali non rispettano i diritti dei lavoratori.
Dopo la “fine dei blocchi” Giovanni Paolo II aveva chiesto una “riprogettazione globale dello sviluppo” ma questo è avvenuto solo in parte. L’enciclica rivolge poi l’attenzione alla delocalizzazione di produzioni di basso costo da parte dei Paesi ricchi. “Questi processi hanno comportato la riduzione delle reti di sicurezza sociale con grave pericolo per i diritti dei lavoratori – ed aggiunge – i tagli alla spesa sociale …possono lasciare i cittadini impotenti di fronte a rischi vecchi e nuovi. I governi per ragione di utilità economica,limitano spesso le libertà sindacali”.
Ricorda poi ai governanti che “il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo,la persona nella sua integrità”. Rivolge il suo pensiero allo scandalo della fame e denuncia che “mancano istituzioni economiche in grado di fronteggiare tale emergenza”.
Il Papa auspica che le scelte economiche attuali continuino a “perseguire quale priorità l’obiettivo di accesso al lavoro” e mette in guardia da una economia “del breve e del brevissimo termine che determina l’abbassamento del livello di tutela dei diritti dei lavoratori”.
Ricorda che l’economia non elimina il ruolo degli Stati ed ha bisogno di “leggi giuste”.
Riguardo la crisi attuale, annota,l’impresa richiede “profondi cambiamenti”, la sua gestione “non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari”,ma “deve anche farsi carico”della comunità locale. Il Papa fa riferimento ai manager che spesso “rispondono solo alle indicazioni degli azionisti” ed invita ad evitare un impiego “speculativo”delle risorse finanziarie”.
Prende in esame anche il fenomeno della globalizzazione sul quale dice:”non dobbiamo esserne vittime, ma protagonisti procedendo con ragionevolezza,guidati dalla carità e dalla verità” ed aggiunge “c’è la possibilità di una grande ridistribuzione della ricchezza “ ma la diffusione del benessere non va frenato “con progetti egoistici o protezionistici”.
Nel quarto capitolo l’Enciclica sviluppa il tema dei popoli,dei diritti e dei doveri,dell’ambiente.
A proposito della famiglia scrive:”gli Stati sono chiamati a varare politiche che promuovano la centralità della famiglia”. Gli ultimi paragrafi del capitolo sono dedicati all’ambiente. Per il credente la natura è un dono di Dio da usare responsabilmente, in tale contesto si sofferma sulle problematiche energetiche dicendo: “l’accaparramento delle risorse da parte di Stati e gruppi di potere costituisce un grave impedimento per lo sviluppo dei Paesi poveri. La comunità internazionale deve  trovare le strade istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili, le società tecnologicamente avanzate possono e devono diminuire il proprio fabbisogno energetico mentre deve avanzare la ricerca di energie alternative”.           
Affronta il fenomeno epocale delle migrazioni .”Nessun Paese da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori – ed aggiunge – ogni migrante è una persona umana che possiede diritti che vanno rispettati da tutti ed in ogni situazione”.Benedetto XVI  chiede poi che i lavoratori stranieri non siano considerati come una merce, ed evidenzia il “nesso tra povertà e disoccupazione”, invoca un lavoro decente per tutti ed invita i sindacati, distinti dalla politica, a volgere lo sguardo verso i  lavoratori dei Paesi dove i diritti sociali vengono violati.
Da questa enciclica,rivolta “ai Vescovi,ai presbiteri,ai diaconi,ai fedeli laici e a tutti gli uomini di buona volontà”,emerge una visione in positivo, di incoraggiamento all’umanità perché possa trovare le risorse di verità e di volontà per superare le difficoltà, “solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta”.

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