/Giustizia, Gaetano Dragotto si dimette dalla magistratura
Giustizia, Gaetano Dragotto si dimette dalla magistratura
Dopo che il Csm ha deciso di non confermarlo. Il pg non farà ricorso al Tar
magistratura, ritenendosi delegittimato dal voto soprattutto dei togati del Consiglio superiore. Al centro della vicenda, ha confermato incontrando oggi i giornalisti, c'é il blog in cui mesi fa aveva criticato sentenze di colleghi, facendo commenti ironici. "Se il capo ufficio non può criticare sentenze sbagliate, neanche in forma anonima - ha detto - io non voglio essere capo ufficio". L'amarezza, ha ammesso il magistrato, deriva in particolare dal fatto che il Csm non ha tenuto conto del parere "altamente positivo", unanime all'idoneità per la conferma dell'incarico, che il Consiglio giudiziario delle Marche aveva dato a dicembre. Nella votazione del Csm, solo sei giudici si sono schierati dalla sua parte e anche il presidente della prima sezione di Cassazione, Carbone, e il procuratore generale Esposito, si sono espressi per non confermarlo. Le motivazioni? Dragotto non le conosce ufficialmente ma "in via privata" ha saputo che la vicenda del blog "ha avuto un peso determinante" sulla mancata conferma e su "precedenti decisioni" relative a domande che aveva fatto per altri incarichi (avvocatura generale della Repubblica e presidenza di sezione del tribunale di Grosseto). Dal blog era scaturita anche una preistruttoria che, pur censurando alcune "cadute di stile", si era conclusa con l'archiviazione per assenza di profili di incompatibilità ambientale.
"Se la mancata conferma è dovuta al blog o a una valutazione del Csm diversa da quella che hanno fatto quelli che lavorano con me, io mi dimetto", ha spiegato il pg lasciando un mimimo spiraglio a un ripensamento, se la motivazione della non conferma fosse legata a fatti precisi e possibili da chiarire. Una "ipotesi poco probabile", ha chiosato.
E il blog? "Lo riapro dopo la pensione", ha scherzato. Dragotto ha paventato anche altri scenari dopo aver precisato che la mancata conferma prelude all'impossibilità per 5 anni di concorrere a incarichi direttivi o semidirettivi. "Una chiave della decisione - ha abbozzato, precisando che si tratta solo di ipotesi - potrebbe essere delegittimarmi nelle domande per altri incarichi. Un pg con 20 anni di servizio che concorre con altri magistrati, senza un giorno di ufficio direttivo, è difficile da superare". In ogni caso, risponde convinto a una domanda, si tratta di una lotta "interna alla magistratura" e "al 100% non ha influito l'inchiesta sull'area portuale ex Ccs", avocata a febbraio dal pg che, giorni fa, ha chiesto il rinvio a giudizio di sei persone tra cui, per concussione, gli ex sindaci di Ancona Fabio Sturani (Pd) e Renato Galeazzi, candidatosi senza successo alle comunali con una lista civica.
Il procuratore si prenderà giusto il tempo per risolvere questioni relative alla pensione per la quale comunque gli sarebbero mancati solo tre anni. Da sei anni è alla guida della procura generale di Ancona e nel dicembre 2011 sarebbe scaduto il suo mandato. "Non rimarrò qui delegittimato a scaldare la poltrona. Un ricorso al Tar? No, sarei un'anatra zoppa...". E, ha concluso, nelle more della giustizia amministrativa arriverebbero la scadenza del mandato e la pensione.