/Vitawell, rinviato a gennaio 2010 il processo per truffa aggravata
Vitawell, rinviato a gennaio 2010 il processo per truffa aggravata
Se gli verranno riconosciuti Scaramucci darà a Terme di Montecatini e Well Net 15 milioni di euro
di euro perpetrata da Fineco Capital ai danni di Mauro Scaramucci e di Vitawell, che vede imputati S. S., Mario Visioni, Alessandro Marina, Fabrizio Basilico, Sandro e Nicola Sansoni. Presenti il pm Ettore Picardi, Mauro Scaramucci (assistito dall’Avv. Voltattorni) in qualità di persona offesa, già costituitosi parte civile, Banca Popolare di Ancona (assistita dall’Avv. Sabbatino) che si è costituita parte civile, XY Srl In Liquidazione (assistita dall’Avv. Pagnoni), di socio di maggioranza nella Vitawell SpA i all’epoca dei fatti, che si è costituita parte civile, Sandro Sansoni (assistito, unitamente al fratello Nicola, dall’Avv. Mazzanti) in qualità di imputato. Assenti invece tutti gli altri imputati del reato di truffa aggravata: S. S., Mario Visioni , Fabrizio Basilico (assistiti congiuntamente dal Prof. Sgubbi e dall’Avv. Biancolella), nonché AlessandroMarina (assistito dall’Avv. Belloni).
Quest’ ultimo ha sostituito nel corso dell’udienza i precedenti difensori, ovvero il Prof. Sgubbi e l’Avv. Biancolella, con l’Avv. Belloni.
Dopo la costituzione delle parti civili, il Prof. Sgubbi ha sollevato un’eccezione preliminare sull’abnormità del decreto di citazione a giudizio emesso dalla Procura della Repubblica nei confronti dei sei imputati e rispetto al quale è già pendente un ricorso in cassazione.
Il Prof. Sgubbi ha richiesto quindi la sospensione del processo a seguito del ricorso in Corte di Cassazione (ad oggi in pendenza di giudizio) proposto dagli imputati S. S., Visioni, Basilico e Marina per “Declaratoria di nullità del decreto di citazione impugnato: abnormità del provvedimento” ed ha proposto al Giudice Bartoli di accogliere la sospensione “offrendo”, a Sua volta, la sospensione dei termini di prescrizione del reato contestato agli imputati. Il Giudice Bartoli, dopo una breve sospensione, ha sciolto la riserva accogliendo la richiesta (peraltro non opposta dalle parti civili) ed ha così rinviato il processo al 18 gennaio 2010.
Il procedimento di cui sopra nasce a seguito della denuncia di Mauro Scaramucci del 24 novembre 2004 per truffa aggravata ed altri numerosi reati.
La denuncia per ben 16 mesi giace nei cassetti della Procura senza alcuna attività tanto è che solo nel marzo 2006 (ovvero dopo 16 mesi dall’apertura del fascicolo) vengono iscritti sul registro degli indagati i 6 imputati per il reato di truffa aggravata e nel giugno 2006 (dopo soli 4 mesi dall’iscrizione sul registro degli indagati) la Guardia di Finanza di Ascoli Piceno deposita l’annotazione di Polizia Giudiziaria riconoscendo l’esistenza del reato di truffa. Nel frattempo, nel febbraio 2007, Vitawell fallisce. Nel maggio 2007 (dopo ulteriori 11 mesi di silenzio) vengono interrogati 3 dei 6 indagati. Dopo altri 17 mesi trascorsi senza alcuna altra attività, nel novembre 2008 viene notificato ai 6 indagati per truffa aggravata l’avviso di conclusione delle indagini. Trascorrono ulteriori 5 mesi senza che nessuna iniziativa e nessuna attività venga svolte dal Pubblico Ministero nonostante le quotidiane sollecitazioni. Il 10 marzo 2009 finalmente il pm Picardi firma il decreto di rinvio a giudizio per i 6 indagati e lo deposita presso la sua cancelleria fissando l’udienza per il 15 giungo 2009, sembra tutto finito ma da questo momento inizia il “giallo”. Il 19 marzo 2009 il Pubblico Ministero revoca il decreto affermando che lo stesso non si sarebbe perfezionato e dispone, per competenza territoriale, il trasferimento del fascicolo alla Procura di Milano.
Dopo pochi giorni il Procuratore Capo della Repubblica facente funzioni Adriano Crincoli avoca a sé il fascicolo, annulla il provvedimento di trasferimento ed emette un nuovo decreto di citazione a giudizio per i 6 imputati fissando l’udienza, ancora una volta, per il 15 giugno 2009.
Dopo 55 mesi dalla denuncia il processo deve praticamente ancora iniziare.
Il reato di bancarotta, conseguente al fallimento di Vitawell, J Klebs e Jean Klebert ed ai fatti relativi alla truffa aggravata (che avrebbe eliminato ogni “alibi” sulla competenza), deve essere ancora contestato agli imputati.