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Prostituzione sulla Bonifica, i clienti sono tutti italiani
Arrivano anche da città a 150 km di distanza e sempre più spesso chiedono rapporti non protetti
Arrivano anche da città a 150 km di distanza da qui e, sempre più spesso, chiedono alle giovani donne o a trans gender e travestiti che lavorano in strada di avere rapporti non protetti. Si trovano di fronte donne giovanissime (nell’ottanta per cento dei casi nigeriane) che, quasi sempre, per arrivare in Italia alla ricerca di una vita migliore sono rimaste vittime di organizzazioni criminali dedite alla tratta di esseri umani e allo sfruttamento della prostituzione. Per uscire dal circuito dello sfruttamento devono pagare alle organizzazioni criminali decine di migliaia di euro attraverso il loro lavoro. Possono impiegarci anni e sono anni di violenze e gravissimo sfruttamento .
E’ questa la fotografia che si ricava dai dati forniti dall’associazione On the Road e dagli amministratori dei Comuni che si affacciano sulla Bonifica del Tronto in occasione dell’incontro pubblico sul tema “Prostituzine e nuove schiavitù: due facce della stessa medaglia”, organizzato dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Colonnella.
Un centinaio di residenti nei comuni attraversati dalla Bonifica, il presidente dell’Unione dei Comuni della Val Vibrata, i Sindaci di Colonnella e di Controguerra (che, tra i primi, hanno adottato ordinanze per spostare le prostitute dal proprio territorio) e gli operatori di On the Road, l’associazione di Martinsicuro che lavora con vittime di tratta e sfruttamento lavorativo e sessuale hanno messo a confronto venerdì sera punti di vista ed esperienze molto diverse.
E così, per una volta, la realtà della Bonifica è stata descritta per quello che è: un microcosmo di storie a volte drammatiche e di convivenze difficili. Una realtà complessa rispetto alla quale enti locali, forze dell’ordine e associazioni devono cercare di lavorare in modo sinergico per assicurare al contempo la sicurezza dei cittadini e il rispetto dei diritti umani di tutte quelle persone che finiscono a prostituirsi in strada perché vittime della povertà dei paesi di provenienza e dello sfruttamento di organizzazioni criminali.
Il lavoro dell’associazione On the Road, in tanti anni di attività, ha consentito non solo di conoscere il fenomeno ma anche di intervenire a sostegno delle vittime di tratta e di seguirne il percorso di fuoriuscita dallo sfruttamento attraverso varie fasi (il contatto attraverso l’unità mobile, l’assistenza legale, l’accoglienza in strutture protette, l’accompagnamento verso l’inserimento lavorativo). Ad oggi le persone prese in carico da On the Road sono state oltre 350.
L’impatto delle ordinanze tese a scoraggiare la prostituzione in strada ha spinto molte persone a lavorare in appartamento, rendendo più difficile l’individuazione delle vittime di tratta e di sfruttamento.
“Adottare ordinanze per scoraggiare la contrattazione in strada e sanzionare i clienti delle prostitute non è la soluzione, lo sappiamo, – ha spiegato il Sindaco Marco Iustini – ma l’ordinanza è stata uno strumento per dare una prima risposta agli abitanti della zona più colpita dal fenomeno della prostituzione in strada e per avere un’idea su chi siano i clienti. Risposte più articolate andranno cercate insieme”.
E Dino Pepe, presidente dell’Unione dei Comuni della Val Vibrata esprime lo stesso auspicio: “Il problema che dobbiamo affrontare è sociale e culturale. L’unione dei Comuni è disponibile a valutare risposte sinergiche che tengano insieme l’esigenza dei Sindaci di assicurare la vivibilità dei territori e il rispetto dei diritti di chi vive in condizioni di marginalità”. Aggiunge una proposta: “Perché non destinare i proventi delle sanzioni ai clienti per interventi di carattere sociale?”