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Albanese ucciso, i parenti bloccano l'espianto d'organi
Il pm Monti ha aperto un fascicolo a carico dei carabinieri per lesioni gravi, un atto dovuto
che il giovane albanese ha forzato alla guida della vettura con a bordo altre tre persone forse reduci da un furto in una villa della zona.
Il padre e la madre, giunti all'ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno, insieme a molti altri familiari del ragazzo, non hanno dato il via libera all'espianto degli organi del torace e dell'addome, così come autorizzato dal sostituto procuratore Umberto Monti, che aveva disposto che l'autopsia avrebbe riguardato solo il cranio proprio per consentire l'espianto.
Nel reparto di rianimazione del Mazzoni era ormai tutto pronto, ma il no dei familiari, fra i quali durante la giornata ci sono stati momenti di forte tensione, ha fermato tutto.La paura di finire in manette per alcuni furti ha spinto un albanese e tre complici (o quattro, ancora non è chiaro) a forzare la notte scorsa un posto di blocco dei carabinieri nelle campagne di Castignano, in località Sant'Angelo, non distante da Ascoli. Olsi Ferracaku, 22 anni, è stato raggiunto alla nuca da uno dei cinque colpi di pistola esplosi dalle armi d'ordinanza dei militari. Ricoverato in ospedale, è clinicamente morto.
La procura di Ascoli ha aperto un fascicolo a carico dei carabinieri per lesioni gravi, un atto dovuto, anche per poter effettuare l'autopsia sul corpo di Ferracaku. Il magistrato, il pm Umberto Monti, ha anche autorizzato l'espianto degli organi e disposto l'autopsia. Saranno poi le perizie tecniche a stabilire da quale pistola sia partito il colpo mortale. Il pm ha poi affidato alla Polizia il compito di ricostruire la dinamica della sparatoria, e ai carabinieri quello di indagare sui furti che la banda avrebbe commesso.
L'allarme è scattato verso le quattro di notte e a darlo è stata una donna di Castignano che aveva appena subito un furto in casa. L'ultimo, a quanto pare, di una serie di razzie commesse negli ultimi giorni anche a Ripaberarda, Offida e Castorano. Una pattuglia del nucleo radiomobile dei carabinieri di Ascoli lungo la Castignanese ha organizzato un posto di blocco mettendo di traverso l'auto. Cercavano una Volkswagen 'Bora' nera (risultata rubata a fine aprile a Ponzano di Fermo), segnalata nei pressi dei luoghi dei furti. L'auto è giunta, ma non si è fermata all'alt, ha abbagliato i militari, ha speronato la loro vettura e colpito di striscio un carabiniere, rimasto leggermente ferito. I militari hanno allora aperto il fuoco e un proiettile ha raggiunto Ferracaku, alcune ore dopo dichiarato clinicamente morto dai medici del reparto di rianimazione dell'ospedale Mazzoni di Ascoli. Gli altri occupanti dell'auto sono fuggiti per le campagne circostanti. A piedi hanno raggiunto Appignano dove hanno rubato un'auto ed hanno fatto perdere le loro tracce. Vane fino ad ora le ricerche di polizia e carabinieri che operano con il supporto dall'alto di un elicottero.
Il giovane, un operaio in regola con il permesso di soggiorno, risiedeva con la compagna a Porto d'Ascoli: era stato condannato a un anno e sei mesi di carcere perché trovato in possesso di 25 grammi di cocaina: era stato arrestato dagli agenti del commissariato di San Benedetto del Tronto e giudicato per direttissima dal giudice del tribunale di Ascoli Giuliana Filippello, che l'aveva condannato a un anno e mezzo disponendo poi la sua scarcerazione.
Nel pomeriggio, il magistrato ha dato la sua autorizzazione a espiantare dall'albanese gli organi del torace e dell'addome, limitando al cranio - dove il proiettile si è conficcato - l'esame autoptico. Per ore si è atteso, nel nosocomio, l'indispensabile decisione dei familiari, i soli - dopo il periodo di osservazione stabilito dalla legge in 19 ore - a poter dare il via libera all'espianto firmando la "non opposizione" alla procedura.
Ma quando il padre e la madre sono arrivati al Mazzoni - dove nel reparto di rianimazione era ormai tutto pronto - non hanno dato il loro assenso. Il no dei genitori, insieme all'agitazione dei molti altri parenti presenti, ha causato momenti di forte tensione, ma - come previsto dalla legge - ha fermato tutto.