Una nota importante, considerando la corta memoria (e anche il sostanziale disinteresse) dei cittadini piceni nei confronti di vicende storiche che li hanno toccati da vicino (i martiri di Colle S. Marco restano lì a testimoniarlo).
Siamo purtroppo abituati alla doppiezza e al cinismo politico, presenti nel dna dei nostri amministratori da molto tempo prima di famose “discese in campo”; così come non ci sono dubbi che la “faccia tosta” ci sarà: lo diciamo per esperienza, purtroppo, perché commemorare strumentalmente i morti è un gioco fin troppo semplice se i vivi non dicono niente. Infatti, il problema sarà proprio quello della presenza dei “vivi”, e non mi riferisco, tempo permettendo, alla promettente affluenza dei dediti alle scampagnate. Da molti anni la visita commemorativa al monumento dei Caduti di S. Marco è decisamente bassa, contrastando tristemente con il nutrito cordone di bivacchi a pochi metri di distanza.
Che il cittadino piceno risulti sostanzialmente insensibile alla propria storia è un fatto risaputo: la recrudescenza fascistoide nei modi e nei costumi sta li a testimoniarlo, assieme all’altrettanto consistente mancanza di senso civico e di attenzione allo sviluppo sociale della comunità. Decisamente più triste è piuttosto l’esigua presenza dei rappresentanti di tutti quei partiti, movimenti e associazioni che ai valori dell’antifascismo e della Resistenza più o meno direttamente si richiamano. Anche quest’anno assisteremo all’appassionato discorso dei pochi volenterosi?
Al di là della probabile e positiva mancanza dell’ex sindaco di centro-destra Piero Celani (che immagino ben lieto, almeno per questa occasione, di non essere più sindaco e di non avere più a che fare con medaglie e carte intestate), quali altre mancanze si dovranno considerare?
Quali “facce toste” concorreranno all’opposto, restandosene a casa o passando la giornata altrove, con il nostro “pifferaio magico”? Inutile ribadire la necessità della tutela e della trasmissione della memoria storica quale potente vaccino contro tentazioni revisioniste e, peggio, politiche sostenute dalla fomentazione dell’odio razziale, dal culto della forza e della personalità, dall’idea della giusta violenza per l’imposizione dei giusti valori.
La memoria storica deve essere vissuta per essere presentificata; deve essere cioè incarnata dai vivi, soprattutto dai vivi, oltre che dai morti. I morti non parlano, non agiscono, i vivi sì.
Aspettiamo speranzosi segnali di vita da Colle S. Marco.