Terremoto, chiesto lo stato di emergenza per il Piceno

Terremoto, chiesto lo stato di emergenza per il Piceno

«Il sisma ha provocato notevolissimi risentimenti anche nell'Ascolano»

anche nel territorio della confinante provincia di Ascoli Piceno». Il governatore delle Marche Gian Mario Spacca ha chiesto al presidente del Consiglio Berlusconi di estendere lo stato di emergenza relativo al terremoto in Abruzzo anche al territorio della provincia ascolana. A tutt'oggi, sono pervenute al Comando provinciale dei vigili del fuoco, a numerosi comuni ed alla amministrazione provinciale di Ascoli Piceno 315 istanze per la verifica di agibilità.
E le richieste sono destinate a crescere ad ogni nuova, forte scossa. Secondo Spacca, «è indispensabile assicurare parità di trattamento a tutte le situazioni di danneggiamento originate dalla crisi sismica, evitando di porre limitazioni territoriali a un fenomeno che purtroppo non arresta la sua azione distruttrice sulla base dei meri confini amministrativi». Naturalmente, conclude il presidente, le Marche continueranno ad assicurare «ogni possibile forma di collaborazione delle proprie strutture organizzative per utilizzare tutte le competenze e conoscenze acquisite nel corso del terremoto che nel 1997 interessò Umbria e Marche».

Protezione civile, l'ospedale da campo allestito dalle Marche
Sono circa 40 i sanitari, tra medici e infermieri marchigiani, che stanno operando nell’ospedale da campo allestito all’Aquila dalla Protezione civile delle Marche fin dal primo giorno del terribile terremoto che ha causato centinaia di morti. Collaborano fianco a fianco con una ventina di operatori di quello che era l’ospedale del capoluogo abruzzese e che ora è inagibile al 90%. Sono coordinati da Marco Esposito e Tania Ordonselli, entrambi del Pronto soccorso di Macerata. La struttura sorge nella frazione di Coppino, proprio accanto all'ospedale cittadino San Salvatore di cui ne sostituisce, per quanto possibile, le funzioni e, per questo, rappresenta per la popolazione il naturale punto di riferimento per gli interventi di primo soccorso e di cura.
Dieci reparti, una camera operatoria, oltre 30 posti letto, più i 30 posti per i dializzati, strumentazione per radiologie, assicurano il pronto intervento e la prima assistenza ai pazienti traumatizzati dal terremoto e ai malati cronici.
Circa un migliaio gli interventi eseguiti. La funzione è quella di accogliere, stabilizzare il ferito e fare la diagnosi. Poi in collegamento con il 118 si decide il trasferimento del paziente negli ospedali più vicini in base alla disponibilità di posti letto. Decine di ambulanze, sette marchigiane, fanno la spola. A 50 metri dal campo è disponibile un eliporto per i casi più gravi ed è in funzione anche una TAC mobile. I traumi curati sono in gran parte cranici o polmonari causati dal crollo delle macerie ma le continue e violente scosse riacutizzano anche i disturbi dei cardiopatici. Sono in funzione anche i servizi per i pazienti diabetici, oncologici, dializzati, per chi deve fare controlli della coagulazione del sangue. Coloro che hanno bisogno di ulteriori cure vengono poi dirottati in altri nosocomi.
Un intenso lavoro, scattato a poche ore dalla prima, violenta scossa che testimonia la fattiva collaborazione tra Regioni e Governo. “Sono fortissimi – ha detto il presidente della Regione, Gian Mario Spacca - il cordoglio, la solidarietà, la vicinanza delle Marche verso la comunità abruzzese, per la lunga amicizia e collaborazione e perché abbiamo vissuto direttamente un’analoga esperienza che ha segnato nel profondo la nostra comunità”.
La Protezione civile marchigiana, alla guida del responsabile, Roberto Oreficini Rosi, che svolge anche ruolo di raccordo per l’arrivo ed il posizionamento degli aiuti delle altre Regioni, ha inviato all’Aquila moduli per cucine da campo che preparano 800 pasti ogni ora, servizi igienici, materiale vario, medicinali, unità cinofile, mentre otto squadre, composte da due tecnici ciascuna, provenienti da Ancona, Macerata e Ascoli Piceno, stanno effettuando le verifiche di agibilità degli stabili. Gli impianti tecnologici installati garantiscono la comunicazione con le sale operative di Protezione civile, nazionale e regionale.
Per i 160 marchigiani volontari, sanitari e personale di Protezione civile, un plauso anche da parte del capo della Protezione Civile nazionale, Guido Bertolaso, che ha ringraziato per la preziosa attività svolta sul posto.
L’ospedale da campo è stato visitato dal presidente della Camera, Gianfranco Fini che si è trattenuto per circa un’ora nella struttura marchigiana, visitando i diversi reparti. Il presidente Spacca, che lo accompagnava, gli ha detto di proporre il modello marchigiano di ricostruzione incentrato sulla grande collaborazione tra Protezione civile, istituzioni, volontari e enti privati, che ha portato a risultati positivi, consentendo in tempi brevi una ricostruzione efficiente e trasparente. Fini ha detto di condividere questa impostazione e che il protagonismo delle Regioni “non sminuisce, ma esalta il ruolo dello Stato”.
In visita anche il presidente della CEI, cardinale Angelo Bagnasco, e il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, accompagnato dal segretario personale di Papa Benedetto XVI, Padre Georg Genswein, e monsignor Claudio Giuliodori, arcivescovo di Macerata e presidente della commissione cultura e comunicazioni sociali della Cei.
La struttura sanitaria è stata poi visitata anche da Piero Fassino, Rosy Bindi e Raffaele Bonanni.
“Per la Regione Marche – ha sottolineato, da parte sua, l’assessore regionale alla Sanità, Almerino Mezzolani – è un dovere essere qui. Stiamo restituendo quella solidarietà e quell’aiuto che era stato generosamente offerto ai marchigiani durante il terremoto del ’97. Siamo accorsi tra i primi, perché abbiamo alle spalle una robusta organizzazione della Protezione civile che ha maturato esperienza nel campo della medicina delle catastrofi, affrontando emergenze nazionali ed internazionali e che oggi ci permette di essere efficienti sin da subito. Il lavoro fatto dai nostri volontari nel montare l’ospedale da campo è stato straordinario. In poche ore sono riusciti a far funzionare la struttura a pieno regime in tutti i reparti, compreso il centro dialisi”.
“Un’organizzazione – ha ribadito l’assessore regionale alla Protezione civile, Sandro Donati - che merita un elogio per l’efficienza del lavoro svolto da tutti i soggetti che tempestivamente hanno assistito la popolazione aquilana. Non avevo dubbi sulla pronta risposta del sistema marchigiano della Protezione civile perché l’interazione con tutte le componenti di volontariato è stata efficace, creando una struttura campale che sostituisce in pieno l’ospedale civile. Tutti i volontari hanno lavorato sodo per installare in poco tempo questa struttura mobile, fiore all’occhiello della Protezione civile nazionale”. 

Spacca: Il modello Marche per affrontare la ricostruzione
“Per risanare le  ferite del sisma e far rinascere la speranza, occorre far leva sulla  fattiva collaborazione tra  istituzioni e  cittadini. Il ‘modello Marche’, basato sul protagonismo degli enti locali e sulla sinergia tra Comuni, Province, Regione e Stato, è un riferimento per uscire dall’emergenza e affrontare la ricostruzione.” Con queste parole il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, rivendica la validità del modello di ricostruzione seguito per l’esperienza del terremoto che colpì Marche e Umbria nel settembre 1997.
 “Fu la strategia seguita - continua - a  farci  uscire dal tunnel della disperazione ed affrontare con coraggio il post-sisma. Una scelta, ispirata ai principi di sussidiarietà e di responsabilità, che ha esaltato il ruolo  dei sindaci dei Comuni, anche di  quelli  più piccoli, con il coordinamento della Regione, che ha mantenuto stretti collegamenti con enti locali, cittadini e comitati, forze economico-sociali, professionisti, volontari. Fondamentale il ruolo della Protezione civile”.           
Il “modello Marche” di ricostruzione e sviluppo può essere un utile punto di riferimento per la tragedia abruzzese: la concertazione progettuale con il Governo e gli Enti locali; la responsabilità diretta dei Comuni nel processo di ricostruzione coordinato dalla Regione; una ricostruzione di qualità secondo moderni criteri di sicurezza antisismica, anche sui cantieri di lavoro; un utilizzo efficiente e rigoroso delle risorse pubbliche, che ha evitato fenomeni degenerativi conosciuti in altre zone del Paese; forme innovative di finanziamenti europei (BEI). Un modello che ha garantito una ricostruzione veloce e di qualità, trasparente, nella sicurezza, un utilizzo efficiente e rigoroso delle risorse pubbliche.
“La ricostruzione – dichiara il presidente Spacca - è stata di qualità perché non ha pensato solo all’oggi ma anche al domani, con i progetti per il rilancio dello sviluppo, soprattutto di natura infrastrutturale. Il nostro modello, inoltre, può essere un riferimento anche perché lo ‘stare insieme’ di quei primi giorni dopo il sisma è proseguito, permettendo di vincere la scommessa della ricostruzione. Per questo saremo vicini all’Abruzzo, sempre, anche quando sarà calata l’attenzione nazionale: lo ‘stare insieme’ aiuterà quella comunità a rinsaldare la coesione, affrontare sfide difficili, recuperare la speranza.
“Un felice binomio di solidarietà e competenza – ha aggiunto Spacca - che ha prodotto eccellenti risultati che sono  ‘motivo di vanto per l’Italia’, come  ha  riconosciuto  il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano in occasione del decennale del terremoto. Risultati illustrati anche al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che ha incontrato il presidente Spacca a margine della cerimonia religiosa per i funerali di Stato delle vittime del terremoto, e al presidente della Camera, Gianfranco Fini, in occasione della visita all’ospedale da campo marchigiano.

1997, il terremoto in Marche e Umbria
Anche se non paragonabile alla tragedia  abruzzese, il terremoto del ’97 fu un  trauma terribile per la comunità regionale: tre vittime, lesioni al patrimonio immobiliare (22 mila edifici privati, 2.385 edifici monumentali, 1.336 edifici pubblici), 341 infrastrutture danneggiate, 213 dissesti idrogeologici, 3.687 abitazioni principali evacuate. Danneggiate anche le attività artigianali e industriali.
La ricostruzione è stata di qualità e ha puntato su recupero e restauro conservativo del patrimonio esistente, valorizzando i centri storici che hanno riacquistato nuova vitalità. Solo in pochi casi, e mai nei centri storici, si è proceduto alla demolizione e ricostruzione. I risultati ottenuti testimoniano la straordinaria capacità  di reazione e rinascita della comunità marchigiana: le risorse assegnate, 2.900 milioni di euro, sono state  utilizzate interamente. La totalità dei cittadini è tornata nelle proprie case, recuperate e ricostruite con moderni criteri antisismici. E’ avviato un impegnativo programma di infrastrutture.
Una ricostruzione che ha guardato al futuro e non alla contingenza, trasformando una catastrofe in una preziosa occasione di rilancio dell’intera regione.