Vicenda Sturani, la Cassazione alla base delle accuse

Vicenda Sturani, la Cassazione alla base delle accuse

Sturani sostiene la correttezza del proprio operato e anche Galeazzi respinge le accuse

l'incaricato di pubblico servizio dia un semplice 'consiglio' a chi è in qualche modo subalterno per ottenere un indebito vantaggio. Lo dice una recente sentenza della Cassazione che, insieme alle certosine indagini della Finanza, è alla base delle accuse mosse dalla procura generale nell'ambito dell'inchiesta sull'area ex Ccs.
In particolare il procuratore Gaetano Dragotto e il sostituto Filippo Gebbia contestano la concussione finalizzata alla corruzione agli ex sindaci Renato Galeazzi e Fabio Sturani. Secondo questa ipotesi, i due politici - l'operazione venne avviata durante il mandato di Galeazzi e conclusa con Sturani sindaco nel luglio 2001 - non costrinsero ma indussero l'ex presidente di Anconambiente Umberto Montanari ad acquistare dalla Ccs di Alberto Rossi l'area portuale di 18 mila euro a rischio svalutazione. Approfittando del fatto, secondo l'accusa, che il Comune era comunque in posizione di controllo su Anconambiente. E questo mentre era nell'aria il passaggio del nuovo prg e il mutamento di destinazione del terreno ad area di sosta doganale. Sturani, secondo il pg, avrebbe ottenuto l'appoggio di Rossi alle elezioni (33.500 euro di contributi) e la garanzia dell'assunzione presso la Servizi Assicurativi riconducibile a Rossi (oltre ai cotributi versati dal Comune durante l'aspettativa) mentre Galeazzi si sarebbe assicurato la continuità politica al governo della città.
Sturani ha sempre sostenuto l'assoluta correttezza del proprio operato e anche Galeazzi respinge le accuse, escludendo qualsiasi 'simbiosi' politica con il suo successore. Non la pensa così, evidentemente, la Procura generale che parla apertamente di vantaggio derivante dal rafforzamento dell'azione politica del presunto asse Sturani-Galeazzi. Già nelle 40 pagine dell'istanza di archiviazione per prescrizione formulata dalla procura della Repubblica vi erano molti riferimenti alla condotta di Galeazzi nella vicenda. Come la telefonata a Rossi per tentare di abbassare il prezzo (5,1 miliardi di lire) che però non ebbe successo. La procura generale non ha fatto emergere fatti nuovi ma ha corretto il tiro, il reato di concussione, non ancora prescritto.