Marinaio ucciso, perizia sul cavo d'acciaio

Marinaio ucciso, perizia sul cavo d'acciaio

Il pm Giovanna Lebboroni procede contro ignoti, ipotizzando l'omicidio colposo

nave chiatta e un rimorchiatore che, il 21 marzo scorso, ha travolto e ucciso ad Ancona un marinaio. La vittima, Carlo Emmi, 55 anni, abruzzese, era imbarcato sulla nave chiatta 'Ad3' adibita al trasporto di massi, che stava rientrando dalla Croazia. L'incidente è avvenuto durante le operazioni di attracco alla banchina 15 dello scalo. La chiatta, a causa del maltempo, era trainata dal rimorchiatore 'Franco P', di proprietà come il pontone della società Ilma. Durante questa operazione, forse a causa del vento forte, il cavo si è spezzato colpendo in pieno e uccidendo il marinaio. La frustata ha investito di striscio anche un altro marittimo, Nicola Olivieri, di Ancona, che se l'é cavata con ferite lievi. Altri marinai hanno evitato la 'frustata' gettandosi a terra. Sulla vicenda hanno svolto accertamenti Polizia di frontiera e Capitaneria di porto.
Il pm Giovanna Lebboroni procede contro ignoti, ipotizzando l'omicidio colposo e la violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni. La consulenza servirà a capire perché il cavo si è spezzato, se per le forti sollecitazioni impresse dalle ondate o per il logorio della fune d'acciaio.