Accusato di truffa, falso e corruzione nel processo per il Piano di ricostruzione
del costruttore Edoardo Longarini, dell'Adriatica Costruzioni, e di sei funzionari pubblici già condannati a pagare 71,6 milioni di euro. E' il danno erariale legato alle accuse di truffa, falso e corruzione contestate nel processo per il Piano di ricostruzione di Ancona. In primo grado i magistrati contabili non tennero conto della perizia dell'ingegner Maurizio Noto.
L'esperto aveva sorprendentemente rilevato come Longarini avesse fatto risparmiare 30 miliardi di vecchi lire al committente pubblico. A ciò si agganciano le difese per sostenere che la Corte dei Conti errò, dando per scontato il giudizio di colpevolezza nel processo penale. In quella sede, sostengono, venne dichiarata la precrizione dei reati e non fu accertato il danno. Tanto che, argomentano i difensori, la Corte dispose una nuova perizia che poi invece snobbò.
Quanto alla regolarità di anticipazioni e altre corresponsioni ottenute dall'Adriatica per i lavori, secondo le difese, sarebbe statuita da sentenze civili. Ma i giudici accolsero invece quasi interamente l'impostazione accusatoria che presentò un conto da 96 milioni. Tra le voci di danno, per i lavori svolti fino all'ottobre del 1992, secondo gli inquirenti, vi erano un'irregolare applicazione del coefficiente moltiplicatore (18 milioni) e del meccanismo di anticipazione (23 milioni). Oltre a Longarini, a giudizio ci sono anche i funzionari Gabriele Di Palma, Filippo Prost, Lamberto Sortino, Claudio Giordani, Vincenzo Mattiolo e Antonio D'Ancona. Altre due citati per danni - Onerio Romano, assolto, e Carlo Carbone - sono nel frattempo deceduti.