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Crac Vitawell, 13 indagati per bancarotta fraudolenta
Mauro Scaramucci chiede l'incidente probatorio. Le sue denunce stanno trovando riscontro
: J Holding spa (prima J Klebs spa), e Cosmetica Integrata srl (prima Jean Klebert spa). Sono tredici le persone indagate: Mauro Scaramucci (presidente di Vitawell spa), Stefano Scarpis e Mario Visioni (Altopartners srl), Edmondo Alessandro Marina, Fabrizio Basilico (consiglieri di J Klebs spa, Jean Klebert SpA, Vitawell spa per Fineco/Development Capital), Piero Canzani (amministratore Unico prima e consigliere poi, di J Klebs spa), Sandro e Nicola Sansoni, Giancarla Berveglieri (già proprietari e amministratori della Jean Klebert spa, amministratori J Klebs spa, i primi due anche soci al 50% di Goyana SA); Alain Camu, Jean-Paul Delfel e Keith Brown (consiglieri di amministrazione della società di gestione del fondo Development Capital 1 Sca), Fabrizio Pessina (presidente del cda di Goyana SA, già procuratore della società Doddington Consultadoria Servicos LDA con sede in Madeira – Portogallo in occasione dell’acquisto dei marchi di proprietà di Jean Klebert spa).
L'iscrizione di questa schiera di indagati nasce sulla scorta delle relazioni del curatore fallimentare di Vitawell che, sostanzialmente, addebitano all'operazione di acquisizione del gruppo J Klebs spa (del quale fa parte Jean Klebert spa) la rovina del gruppo del benessere che fatturava 110 milioni di euro e dava lavoro a circa 900 dipendenti.
Nell'inchiesta ora c'è un exploit evidenziato dallo stesso curatore fallimentare in una integrazione alla relazione: ancora prima che Vitawell (Scaramucci) acquisisse il gruppo cosmetico J Klebs spa, di proprietà al 70% del suo socio di minoranza (il fondo d'investimento lussemburghese Fineco/Development Capital 1Sca), sarebbero state fatte operazioni illecite in paradisi fiscali sullo stesso gruppo J Klebs spa tali da renderlo come un “cavallo di Troia” nella cui pancia erano occultati una montagna di debiti.
E se l'iscrizione per bancarotta di Scaramucci a questo punto sembra diventare un atto dovuto, ora la sua difesa ha chiesto un incidente probatorio perché vengano verificate le operazioni di acquisto delle società cosmetiche caldeggiate da Stefano Scarpis e i flussi finanziari legati alle stesse. E' una coincidenza clamorosa che ad uno degli indagati, Fabrizio Pessina, la richiesta di incidente probatorio sia stata notificato nel carcere di S. Vittore.
Fabrizio Pessina infatti è l'avvocato svizzero arrestato dai magistrati milanesi nell'ambito dell'inchiesta Montecity, sui rifiuti, insieme a due ex marescialli della Guardia di Finanza, per un presunto riciclaggio di danaro di 14 milioni e 500 mila euro.
Intanto il gip Annalisa Gianfelice ha archiviato il reato di estorsione denunciato da Mauro Scaramucci. Resta in piedi l'accusa di presunta truffa aggravata subita dall'imprenditore, secondo la Procura, per circa 30 milioni di euro, da parte di sei dei 13 indagati per la bancarotta fraudolenta.