L'Italia sfonda il muro dei 60 milioni di abitanti

L'Italia sfonda il muro dei 60 milioni di abitanti

La crescita dipende interamente dagli immigrati. Le Marche sono le aree più longeve

Nel corso del 2008, in particolare, "la popolazione residente sul territorio nazionale crescerebbe di oltre 434 mila unità, per un tasso pari a 7,3 per mille abitanti, determinando così lo storico superamento della soglia dei 60 milioni di abitanti al 1° gennaio 2009".
L'Istat rileva che "sono dunque occorsi 50 anni (dal 1959) per il passaggio della popolazione da 50 a 60 milioni. Soltanto 33, invece, ne occorsero per il passaggio da 40 a 50 milioni, realizzatosi nel periodo 1926-1959, e appena 30 anni per il passaggio da 30 a 40 milioni, avvenuto tra il 1896 e il 1926".
''A differenza delle epoche storiche precedenti, che vedevano la popolazione incrementare soprattutto per effetto della dinamica naturale positiva in un'Italia ancora prevalentemente Paese di emigrazione - osserva l'Istat - l'ultimo cinquantennio si è caratterizzato per una crescita favorita dalla dinamica naturale solo nella prima fase", cioè fino alla fine degli anni '80. ''Con la successiva trasformazione dell'Italia da Paese di emigrazione a Paese di immigrazione e con la concomitante contrazione delle nascite, la popolazione residente ha subito una vistosa accelerazione soprattutto negli ultimi anni" e per effetto proprio degli immigrati.
Basta considerare, ad esempio, che cumulando il periodo 2002-2008 il saldo naturale risulta negativo per 67 mila unità mentre il saldo migratorio con l'estero è positivo per circa 2 milioni 400 mila unità.
Per effetto dei saldi migratori la crescita totale è positiva soprattutto nelle regioni del nord-est (Emilia-Romagna +14,7 per mille, Veneto +11,7 per mille, Trentino-Alto Adige +11,7 per mille) e del centro (Umbria +12,7 per mille, Marche +11,7 per mille, Lazio +11 per mille). Più contenuta, ma superiore alla media nazionale (7,3 per mille) è invece la crescita totale per le regioni del nord-ovest, con in primis la Lombardia (10 per mille). Nelle regioni del Mezzogiorno la crescita totale è inferiore alla media nazionale (Abruzzo escluso, 8 per mille) e assume segno negativo per Molise (-0,3 per mille) e Basilicata (-1,5 per mille).

Le Marche sono le aree più longeve
"L'eccezionale longevità degli italiani" è la causa dell'invecchiamento della popolazione: lo rileva l'Istat, secondo cui al primo gennaio 2009 "gli individui con 65 anni e oltre rappresentano il 20,1% della popolazione (erano il 17,8% nel 1999), mentre i minorenni sono soltanto il 17% (17,6% nel 1999)". I giovani fino a 14 anni sono il 14% (14,4% nel 1999), la popolazione in età attiva, 15-64 anni, è pari a meno dei due terzi del totale (67,8% nel 1999). I residenti hanno in media 43,1 anni, circa due in più rispetto a dieci anni prima. La stima della speranza di vita alla nascita è pari a 78,8 anni per gli uomini e a 84,1 anni per le donne. Rispetto al 2006, ultimo dato osservato, la crescita è di 0,4 e 0,1 anni, rispettivamente per uomini e donne. Continua così ad assottigliarsi, sottolinea l'Istat, la differenza tra i generi: da 6,9 anni nel 1979, anno di massimo storico, si è ridotta a 5,3 nel 2008. Il rallentamento della crescita di sopravvivenza tra le donne appare sensibile negli ultimi anni. Dal 2004 al 2008 guadagnano, infatti, solo 0,4 anni in più, contro 0,9 anni degli uomini.
Le regioni del Mezzogiorno, sottolinea l'Istat, "conservano ancora il vantaggio di una popolazione meno invecchiata rispetto al resto del Paese, con in testa la Campania, unica regione peraltro rimasta con un'età media inferiore ai 40 anni e un rapporto anziani su giovani inferiore all'unità". Sul versante opposto si conferma la Liguria, nella quale risiede il maggior numero di anziani ultra-sessantaquattrenni in rapporto al totale (26,8%) e dove il rapporto anziani su giovani è superiore a due. Nelle regioni del Nord, la presenza degli immigrati riequilibra leggermente la struttura per età della popolazione in favore delle classi di età giovanili e adulte.
Gli stranieri residenti in Italia hanno infatti un'età media di soli 31,2 anni, che si abbassa ulteriormente al nord (30,5 anni, contro i 32,2 del centro e i 32,8 del mezzogiorno), e sono sempre più "tappabuchi" dei vuoti generazionali lasciati dagli italiani.
A livello territoriale, aggiunge l'Istat, le aree più longeve nel 2008 sono, per gli uomini, le Marche (79,6 anni), la Provincia autonoma di Trento (79,4) e la Toscana (79,4); per le donne, la Provincia autonoma di Bolzano (85,2 anni), le Marche (85,1) e l'Abruzzo-Molise (84,8). Su livelli minimi si trova, sia per gli uomini sia per le donne, la Campania (rispettivamente 77,4 e 82,8 anni). In una geografia piuttosto "a macchia di leopardo", le regioni del nord-est (escluso Friuli Venezia Giulia) e del centro (escluso Lazio) continuano a detenere record di longevità sia per gli uomini sia per le donne. I "guadagni di sopravvivenza" conseguiti negli ultimi tempi dalle regioni sono stati piuttosto omogenei: rispetto al 2001 quelli ottenuti dagli uomini oscillano da un minimo di 1,3 anni (Marche) a un massimo di 2,2 (Lombardia); per le donne oscillano da un minimo di 0,3 anni (Provincia autonoma di Trento) a un massimo di 2,1 (Sicilia).

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