Ironizza su errori dei colleghi, Dragotto segnalato ad Alfano

Ironizza su errori dei colleghi, Dragotto segnalato ad Alfano

Aveva scritto un blog sui macroscopici errori di diritto commessi da giudici del suo distretto

dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati, il caso del procuratore generale di Ancona Gaetano Dragotto, che aveva messo su un blog informatico sul quale ironizzava su macroscopici errori di diritto commessi da giudici del suo distretto in alcune sentenze penali. Il plenum del Csm ha sì archiviato la vicenda, "non essendovi provvedimenti di propria competenza da adottare", ma nello stesso tempo ha disposto la trasmissione degli atti ad Alfano e al pg della Suprema Corte, Vitaliano Esposito. E a Dragotto non ha risparmiato critiche, parlando di una sua "caduta di stile".
Ad aprire il fascicolo era stata la Prima Commissione di Palazzo dei marescialli che, acquisiti gli articoli pubblicati dal Pg, aveva anche convocato lo stesso Dragotto per aver spiegazioni e altri magistrati del distretto di Ancona. Davanti ai consiglieri Dragotto aveva fatto presente che lo scopo dell'iniziativa non era quello di "dileggiare pubblicamente nessuno", ma di suscitare un dibattito all'interno della magistratura delle Marche, "sui tanti casi di esercizio dell'attività giudiziaria in maniera ritenuta sciatta e gravemente errata". Scopo riuscito visto che l'Anm locale aveva indetto un'assemblea proprio sul blog, dopo la quale il Pg aveva smesso di scrivere articoli. In ogni caso, aveva chiarito, sul blog il suo nome non era mai comparso, né quello degli autori delle sentenze commentate e tanto meno vi era stato alcun riferimento ai loro uffici giudiziari.
Dragotto aveva anche riferito che l'iniziativa non aveva suscitato malumori nell'ambiente giudiziario, ma su questo era stato smentito dai colleghi ascoltati dal Csm, che però avevano anche ammesso che una volta che il Pg aveva smesso di scrivere, la vicenda non aveva più suscitato riflessi significativi sulla realtà anconetana. "Al di là della opinabilità dell'iniziativa intrapresa dal dott. Dragotto, in ordine alla quale non può negarsi la caduta di stile nella scelta di alcuni titoli degli articoli pubblicati ed in generale nell'utilizzo di un tono di scherno in ordine alla professionalità dei colleghi - scrive il Csm- si può ritenere che la situazione di contrasti e di proteste inizialmente determinata dai fatti descritti, appare oggi superata". Una conclusione che trova "conferma oggettiva" in un parere del Consiglio giudiziario di Ancona successivo alla vicenda, contenente "un giudizio senza dubbio molto positivo sulle qualità professionali ed umane del dott. Dragotto". Di qui la decisione di archiviare.